di Luca Gualtieri
È risaputo che il fondatore Enrico Cuccia fosse alquanto refrattario alle ragioni del mercato. Sul tema c’è dovizia di cronache e aneddoti, come quello su un Carlo Pesenti particolarmente preoccupato dei ribassi borsistici: «Lasci perdere, perché vuole arricchire i suoi azionisti?», lo avrebbe bruscamente redarguito lo gnomo di via Filodrammatici, che anteponeva le logiche del capitalismo di relazione al consenso degli investitori. I tempi però sono cambiati e, con la normalizzazione avviata dall’amministratore delegato Alberto Nagel, anche Mediobanca si è docilmente sottomessa alle leggi del mercato. La pars destruens di questa normalizzazione è stata il piano industriale 2014-2016 con il quale la merchant ha liquidato gran parte delle partecipazioni societarie, conservando solo quel 13% di Generali da cui deriva ancora una significativa quota di profitti. Esattamente un anno fa invece Nagel ha illustrato ai mercati la pars construens della strategia, cioé una progressiva diversificazione delle fonti di ricavo per aumentare i profitti e ridurre il profilo di rischio. Il piano 2016-2019 prevede infatti che il contributo all’utile operativo lordo da partecipazioni (a partire da quella nel Leone) scenda dal 37% al 20%, lasciando spazio alle altre aree di business dal corporate & investment banking al wealth management, senza dimenticare il contributo del consumer banking. In sostanza, addandonato l’assetto di holding, l’obiettivo del management è stabilizzare la commissioni, agganciandole ad attività tradizionalmente meno volatili dell’investment banking. A un anno di distanza, è possibile fare un bilancio dei risultati raggiunti finora e prevedere le direttrici principali dei prossimi esercizi. Per alcune partecipate i cambiamenti sono stati pressoché irrelevanti, a conferma della fiducia che il top management ripone nel loro attuale posizionamento di mercato. È questo il caso di Compass, la storica società di credito al consumo oggi guidato da Gian Luca Sichel (anche amministratore delegato di CheBanca!), che resta una delle principali fonti di ricavo del gruppo. Lo confermano i risultati del primo trimestre dell’esercizio, con un aumento dell’erogato (+9,1% a 1,63 miliardi), sostenuto dal rafforzamento dei canali distributivi, dalla tenuta della marginalità e dalla riduzione del costo del rischio. Compass potrebbe tra l’altro beneficiare della nuova regolamentazione Bce che, come spiega la relazione trimestrale, determinerà un’offerta più selettiva di credito, una minore pressione sui margini e maggiori possibilità di accordi distributivi.

Se insomma nel consumer banking le strategie non cambiano, profonde trasformazioni stanno interessando private banking e risparmio gestito, attività raggruppate nella nuova divisione wealth management. L’obiettivo del piano, come ha recentemente spiegato il direttore generale Francesco Saverio Vinci , è integrare questi business con l’investment banking per creare benefici reciproci. Da un lato infatti la rete servirà per intercettare clientela mid corporate e coinvolgerla in iniziative di finanza straordinaria come quotazioni o acquisizioni. Dall’altro lato la liquidità derivante da questi deal potrà essere convogliata verso le gestioni in un circolo virtuoso già in parte rodato.

I tasselli di questo progetto sono stati posti nel corso dell’ultimo anno.

Sul fronte della clientela affluent e premier, CheBanca! ha concluso tutte l’integrazione della rete Barclays (acquisita nell’agosto 2016), ponendo le basi per la crescita futura. Attualmente l’istituto gestisce 20 miliardi di raccolta totale, di cui circa 7 miliardi di indiretta, ma l’obiettivo è incrementare a 12 miliardi le masse gestite a fine piano. Per raggiungere questi risultati la banca farà leva sui gestori presenti nelle 110 filiali a livello nazionale e sul presidio dei servizi multicanali, strutture guidate dal direttore commerciale Lorenzo Bassani. CheBanca! ha impresso anche una forte accelerazione nella costituzione della rete dei consulenti finanziari, guidati da Duccio Marconi, manager recentemente entrato nel gruppo con il ruolo di direttore centrale dei consulenti finanziari. Questa rete ha visto l’inserimento di oltre 50 professionisti negli ultimi 3 mesi, superando i 120 consulenti.
Sul fronte private invece dal primo dicembre è efficace la fusione di Banca Esperia in Mediobanca e il lancio del brand Mediobanca private banking, che segna la nascita della prima private & investment bank in Italia. Alla guida della nuova divisione è stato nominato Angelo Viganò, manager entrato in Banca Esperia nel 2009 ricoprendo negli anni incarichi di responsabilità crescente. Mediobanca continuerà inoltre a presidiare il segmento high net worth individual attraverso le attività private di Compagnie Monégasque de Banque e le attività di multi-family office di Spafid.

Risulta infine già avviato il rilancio delle fabbriche prodotto. Recentemente è entrato nel gruppo il manager Emilio Franco con la carica di amministratore delegato di Mediobanca sgr che ha come obiettivo lo sviluppo e il presidio dei prodotti di investimento. La definizione di questa nuova struttura contribuirà alla valorizzazione e allo sviluppo delle fabbriche esistenti all’interno del gruppo, con investimenti su competenze e nuovi prodotti.
Tra le nuove attività di Piazzetta Cuccia c’è anche l’ingresso in settori piuttosto lontani dal business tradizionale come l’acquisto e la gestione di crediti deteriorati attraverso MBCredit Solutions. La società guidata da Francesco Barelli Terrizzi è nata all’inizio del 2017 da Creditech con l’obiettivo di investire in portafogli di non performing loan unsecured, in particolare prestiti al consumo. Recentemente MBCredit Solutions ha messo a segno operazioni importanti come l’acquisto da Intesa Sanpaolo del portafoglio Sherazade da 600 milioni o l’aggiudicazione di uno stock da 450 milioni generato da Unicredit (progetto Firenze). La società è peraltro in grado di seguire anche il processo di gestione, qualificandosi come uno dei pochi soggetti bancari in questo campo.

A Piazzetta Cuccia insomma il cambiamento è in corso e i mercati sembrano apprezzare la direzione presa dal management. Lo dimostra l’andamento borsistico del titolo Mediobanca che nell’ultimo anno ha guadagnato il 48%, sovraperformando l’indice Ftse Banche. Un dettaglio che forse avrebbe lasciato indifferente Cuccia, ma che Nagel può interpretare come un’incoraggiante approvazione del mercato. (riproduzione riservata)

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