di Carlo Giuro
Rilanciare la previdenza complementare è uno degli obiettivi prioritari unanimemente condivisi. Il sentiero stretto in cui si è mossa la manovra finanziaria non ha consentito però di prevedere misure specifiche, contrariamente a quanto auspicabile. La palla passa allora al Governo che nascerà all’ indomani delle future elezioni. In attesa di quello che verrà si guarda con molto interesse alle esperienze di successo maturate in ambito contrattuale. Una delle principali novità in questa prospettiva è rappresentata dall’adesione contrattuale, nata nel settore edile ed in fase di estensione ad altri comparti. Tra i fondi pensione negoziali coinvolti nell’iniziativa vi è Eurofer, destinato a circa 70 mila aderenti. Ne parliamo con Fabio Ortolani, presidente di Eurofer e grande esperto della previdenza complementare.
Domanda. Cosa implica l’adesione contrattuale? Quali sono i principali profili di interesse?
Risposta. Dal primo agosto 2017 il fondo Eurofer ha dato efficacia al nuovo statuto, modificato per dare applicazione agli accordi di dicembre 2016, tra Ferrovie dello Stato Italiane e Anas, da una parte, e delle organizzazioni sindacali dall’altra, relativamente alle cosiddette adesioni contrattuali, in applicazione del contratto di lavoro nazionale della mobilità-area contrattuale attività ferroviarie, che rappresentano le due categorie di lavoratori aderenti al nostro fondo. La modifica apportata prevede che il datore di lavoro versi un contributo, che potremmo definire simbolico, e che ogni lavoratore delle sopracitate categorie, sia iscritto d’ufficio al fondo senza ulteriori obblighi contributivi, ma con i vantaggi che questo comporta. Gli aderenti contrattuali sono poi liberi di attivare, in qualsiasi momento, la quota ordinaria di contribuzione a carico proprio e del datore di lavoro e/o la quota contributiva di fonte Tfr o di lasciare la situazione così com’è.
D. Da quando si adotta nel vostro settore e quali sono i risultati?
R. Più che di risultati economici e numerici parlerei in termini di sensibilizzazione. Con questa formula siamo riusciti a coinvolgere ed iscrivere ad Eurofer oltre 30.000 nuove persone che avranno la possibilità di iniziare ad entrare in contatto con la previdenza complementare. Non sono mancate le reazioni di sorpresa e le richieste di chiarimento, ma che ci hanno dato la possibilità di presentarci e di illustrare le peculiarità del nostro servizio. Quindi in sintesi, la ritengo un’ottima iniziativa che dovrebbe essere allargata a tutta la platea dei lavorati.
D. Quali sono i suggerimenti che si potrebbero dare al prossimo Governo per rilanciare la previdenza complementare?
R. In una fase storica così delicata per le pensioni del primo pilastro, con in ballo modifiche sostanziali alle condizioni per andare in pensione, sensibilizzare i lavoratori sulle forme complementari diventa non solo importante, ma obbligatorio. Dopo la popolare campagna di comunicazione e promozione “Tfr si, Tfr no”, non si è fatto praticamente più nulla di strutturato, lasciando le iniziative ai singoli fondi, che hanno evidentemente mezzi limitati. È fondamentale quindi che il Governo si faccia carico di questo compito e oltre a discutere delle età pensionabile, tema sicuramente delicato e importante, diventi promotore di una nuova campagna nazionale.
D. In termini di educazione previdenziale che esperienza ha Eurofer e quali sono le iniziative?
R. Nel nostro piccolo abbiamo attivato tutti i possibili canali di comunicazione e sensibilizzazione nei confronti dei nostri iscritti e potenziali iscritti. Abbiamo dato il via ad un piano di comunicazione sui principali canali social, da Facebook a LinkedIn e Twitter, con l’obiettivo di raggiungere i lavoratori più giovani, quelli attualmente meno informati. Inoltre abbiamo attivato un piano di formazione triennale per uffici del personale e per i rappresentanti sindacali al fine di rendere dotti coloro che sono i front man della previdenza complementare nelle aziende. I risultati sono sicuramente soddisfacenti e lo testimonia anche il recente riconoscimento quale fondo pensione con le migliori strategie di comunicazione dell’anno.
D. Si parla molto anche di un più fattivo coinvolgimento di fondi pensione e casse di previdenza nel sostenere l’economia reale? Qual è la sua opinione al proposito?
R. Per rispondere a questa domanda è fondamentale fare una premessa. I fondi pensione negoziale, come Eurofer, hanno un solo obiettivo che è quello di garantire la pensione ai propri associati, una volta ritirati dal mondo del lavoro. Tutte le scelte che effettuiamo negli investimenti tengono conto di questa opzione, che definirei strategica. Per cui, ben vengano proposte per una partecipazione più attiva nell’economia reale italiana, purché tengano conto di questa premessa e adottino tutte le misure necessarie per garantire il ritorno dell’investimento. (riproduzione riservata)
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