Anticipo per 15 lavori. Ampliato l’intervallo temporale
di Francesco Cerisano

Si allarga la platea dell’Ape social. Saranno 15 le categorie di lavori gravosi che potranno accedere all’anticipo pensionistico a carico dello stato. Le 11 che già beneficiavano del trattamento di favore ai sensi della legge di bilancio 2017 (operai dell’industria estrattiva e dell’edilizia; conduttori di gru e macchinari per la perforazione nelle costruzioni; conciatori di pelli; conduttori di convogli ferroviari e personale viaggiante; conduttori di mezzi pesanti e camion; professioni sanitarie infermieristiche con lavoro organizzato in turni; addetti all’assistenza di persone in condizioni di non autosufficienza; insegnanti della scuola dell’infanzia; facchini; personale non qualificato addetto a servizi di pulizia; operatori ecologici) a cui vanno ad aggiungersi le altre 4 categorie (braccianti agricoli, pescatori, marittimi e lavoratori del settore siderurgico) per le quali al senato era stato già previsto lo stop all’adeguamento dell’età pensionabile.

Per accedere all’Ape social i lavoratori, al momento del pensionamento, dovranno aver accumulato non più sei anni in via continuativa, come precedentemente previsto nel testo del ddl di bilancio approvato dal senato, ma sette anni negli ultimi dieci o sei anni negli ultimi sette. Per le donne viene ampliata da sei mesi a un anno per ogni figlio, nel limite massimo di due anni, la riduzione dei requisiti contributivi per accedere all’anticipo pensionistico. Gli stessi requisiti per beneficiare dell’Ape varranno per i lavoratori cd «precoci» che potranno accedere al pensionamento anticipato.

Il restyling dell’Ape social e l’estensione del beneficio ai lavoratori «precoci» sono contenuti in un emendamento del governo alla Manovra 2018 depositato ieri in commissione bilancio alla camera. La modifica recepisce l’accordo raggiunto tra esecutivo e sindacati (Cgil esclusa) e, come certificato dalla relazione tecnica allegata, non comporta maggiori oneri per la finanza pubblica «rispetto ai limiti di spesa già scontati a legislazione vigente». In particolare, la relazione all’emendamento stima, rispettivamente in 22.000 (a fronte di 25.900 potenziali) e 16.400 (a fronte di 19.320 potenziali) le domande accolte di Ape social e prepensionamento per i lavoratori «precoci» nel 2017. Nel 2018 le domande di Ape social accolte dovrebbero essere 16.000, mentre quelle di prepensionamento per i precoci 15.000. Il nuovo limite di spesa previsto per l’Ape social ammonterà a 627,8 milioni di euro per il 2018, 664,1 per il 2019, 528,9 per il 2020, 322,2 per il 2021, 100,9 per il 2022 e 6,5 milioni per il 2023. Per i «precoci», invece, il governo stima di spendere 561,7 milioni per il 2018, 628,9 per il 2019, 591,5 per il 2020, 590 per il 2021, 586,4 per il 2022 e 585 milioni per il 2023.

L’emendamento dell’esecutivo ha rappresentato l’unica novità dei lavori di ieri sulla Manovra. La commissione bilancio è stata infatti sconvocata per consentire a governo, maggioranza e al relatore Francesco Boccia di fare il punto sulle proposte di modifica da approvare all’interno del fascicolo di 1000 emendamenti segnalati dai gruppi e dalle altre commissioni.

Ulteriori emendamenti governativi sono invece attesi per venerdì. Le votazioni in commissione inizieranno stamattina e partiranno dal capitolo enti locali e dal capitolo lavoro. Proseguiranno venerdì e per tutto il weekend (con sedute notturne previste anche per sabato e domenica) con l’obiettivo di far arrivare il testo della Manovra in aula alla camera per martedì 19 in mattinata. «Faremo di tutto per rispettare i tempi stabiliti», ha detto Boccia, anche se c’è chi ipotizza uno slittamento dell’approdo in aula del testo al pomeriggio del 19 o a mercoledì 20.

Gli emendamenti segnalati. Tra gli emendamenti alla Manovra segnalati dai gruppi (si veda altro pezzo in pagina) ci sono anche diverse proposte gemelle, che arrivano dalla commissione finanze e da singoli deputati che vanno dal Pd ad Ap a Forza Italia, e che puntano a concedere alle Pmi artigiane e commerciali la possibilità di portare in deduzione le perdite di magazzino sfruttando lo stesso regime delle grandi imprese.

Le perdite, si legge, possono essere «computate in diminuzione dei relativi redditi conseguiti nei periodi d’imposta e per la differenza nei successivi, in misura non superiore all’80%». Ma per evitare costi eccessivi sul bilancio dello stato, le perdite del periodo di imposta 2017 «sono computate in diminuzione dei relativi redditi conseguiti nei periodi di imposta 2018 e 2019 in misura non superiore, rispettivamente, al 40% e al 60%» mentre per il periodo d’imposta 2018 «sono computate in diminuzione dei relativi redditi conseguiti nel periodo di imposta 2019 in misura non superiore al 60%».

Tra gli emendamenti segnalati si segnala anche il totale ripristino delle risorse per il bonus bebè. Che tornerebbe ad avere durata triennale e non sarebbe dimezzato (da 960 a 480 euro) a partire dal 2019. La misura è tra gli emendamenti segnalati da Alternativa popolare che aveva protestato per il ridimensionamento del bonus inserito nel passaggio della legge di bilancio al senato. Tra i segnalati di Ap anche la richiesta di aumentare il tetto di reddito (a 4mila o a 5mila euro) al di sotto del quale si può essere considerati figli a carico e per cui il genitore può godere delle detrazioni.
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