di Anna Messia
La squadra ora è al completo. Con l’ingresso, mercoledì 13, di Jaime Anchustegui Melgarejo a capo della funzione di group chief operations e Insurance officer, Generali ha risistemato le sue pedine ed è pronta a scendere in campo per tentare di vincere l’eterna competizione che la vede contrapposta ai concorrenti europei, a partire da colossi del calibro di Allianz e Axa . La gara è aperta e la sfida non è affatto facile, visto che il mercato assicurativo continua a soffrire di tassi d’interesse rasoterra, proprio mentre l’innovazione tecnologica impone cambiamenti epocali. Ma il gruppo assicurativo di Trieste, da marzo 2016 guidato da Philippe Donnet, è convinto di avere le carte in regola per competere ad armi pari con gli altri colossi, e ora anche l’assetto manageriale è stato semplificato e reso più agile per essere più veloci nelle decisioni.

L’attesa nomina di un direttore generale, da affiancare alla figura del group ceo, sembra per ora congelata ma Anchustegui sarà a capo di un nuova funzione che coordinerà diverse leve importanti del Leone di Trieste. A lui, manager di 55 anni che conosce bene il gruppo (è stato a capo di Generali in Spagna e prima ancora in Paesi del Sudamerica), Donnet, dopo l’uscita dal gruppo, lo scorso ottobre, di Valter Trevisani, ha affidato le attività di trasformazione e miglioramento delle performance tecniche della compagnia, della macchina operativa, delle infrastrutture di information technology e digitalizzazione. Ma sempre a lui faranno capo anche le iniziative per migliorare la produttività e ridurre i costi operativi. Un aspetto, quest’ultimo, centrale nel piano industriale 2015-2018 di Generali che punta a tagliare i costi nei mercati maturi per un totale di 200 milioni e a staccare cedole cumulate per un totale di 5 miliardi (di cui già stati distribuiti 2,4) generando cassa per oltre 7 miliardi.

Anchustegui, che assumerà il suo nuovo ruolo a partire da gennaio, entrerà anche nel Group Management Committee (Gmc) di Generali , il comitato che si riunisce periodicamente, dove siedono i manager chiave del gruppo e nel quale vengono definite le strategie di Generali . Dodici persone tra cui spunta Frédéric de Courtois, ceo delle global business lines e dell’internazionale, che con il riassetto deciso mercoledì 13 ha visto accrescere le sue responsabilità. La riorganizzazione ha previsto infatti anche la scomparsa dell’area Emea, finora affidata a Anchustegui, e i Paesi sono stati affidati a de Courtois, tranne l’Austria che sarà invece integrata nell’area Cee di Luigi Cirinà, anche lui membro del Gmc. A de Courtois è stato affidato anche il riassetto internazionale del gruppo, che prevede l’uscita di Generali dai mercati meno profittevoli, per incassare almeno 1 miliardo da reinvestire poi sulla crescita e sui Paesi più promettenti. Finora sono stati ottenuti più di 300 milioni (tra cui 143 milioni dalla cessione dell’Olanda e altrettanti dalla vendita di Generali Panama) e le operazioni vanno avanti. In particolare in Portogallo dove sarebbe alto l’interesse per le attività nel Paese di Generali (tra i pretendenti ci sarebbero Liberty, Caravela e Zurich), mentre in Belgio la dismissione delle partecipate, secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, sarebbe in una fase di stand by.

C’è poi un’altra partita riorganizzativa che sta destando l’attenzione del mercato assicurativo. Si tratta della cessione del portafoglio Vita di Generali Lebel in Germania, per la quale si sarebbero fatti avanti fondi di private equity come Cinven e Apollo. In un’intervista al quotidiano tedesco Handesblatt, Donnet aveva confermato il forte interesse per il portafoglio Vita di Generali in Germania, che vale circa 40 miliardi e che, secondo le stime degli analisti di Ubs, potrebbe fruttare al gruppo tra 700 e 900 milioni. In Germania, Paese affidato a Giovanni Liverani e secondo mercato di riferimento per Generali dopo l’Italia, c’è tra l’altro in atto un processo riorganizzativo per la semplificazione della fabbrica prodotto (passando da dieci a una) e per il rafforzamento del brand con la creazione di una One Company.

Ma la sfida più grande Generali ce l’ha in Francia, da giugno scorso affidata a Jean Laurent Granier. Nel Paese il Leone deve aumentare la profittabilità e vuole selezionare meglio i canali di vendita, rafforzando la rete delle agenzie.

Intanto bisogna iniziare a pensare al nuovo piano industriale che sarà lanciato a novembre 2018. «Sarà sfidante, orientato alla crescita e allo sviluppo», ha annunciato nei giorni scorsi il presidente, Gabriele Galateri, in una lettera indirizzata agli azionisti. «Siamo focalizzati su un’azione disciplinata, ritenendo che tale approccio ci permetterà di superare lo scenario di straordinaria complessità che l’industria assicurativa sta attraversando e di favorire la crescita, confermando gli obiettivi che ci siamo prefissati». Galateri ha ricordato che Generali «ha proseguito nel 2017 il percorso di attuazione del piano strategico, in un contesto macroeconomico e finanziario sì in ripresa, ma ancora difficile, caratterizzato com’è da bassi tassi di interesse, oltre che da uno scenario normativo sempre più complesso», ha concluso Galateri rimarcando il piano di ottimizzazione geografica, l’innovazione per i clienti e il rafforzamento del brand. (riproduzione riservata)
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