La seconda edizione dello studio Coface sul comportamento di pagamento delle imprese tedesche mostra, malgrado la solidità dell’economia e il calo del numero di insolvenze, che i ritardi di pagamento sono ancora una pratica comune; anche se meno frequenti rispetto al 2016. Se paragonati con il resto del mondo, questi ritardi sono più brevi in Germania.

Grazie a un contesto globale più favorevole, l’esperienza di pagamento delle imprese esportatrici è migliorata. Queste tendenze (economia domestica solida e contesto esterno migliore) potranno ottimizzare ulteriormente il comportamento di pagamento nel 2018.
Per il 77,6% delle imprese, i ritardi di pagamento sono regolari, e in miglioramento rispetto
all’83,7% del 2016, favoriti dal contesto commerciale favorevole della Germania e la buona
salute generale delle imprese locali. I ritardi di pagamento delle imprese esportatrici
rimangono importanti e nel 2017 interessano l’87% (90% nel 2016), rispetto al 75,9% (82,8% nel 2016) per le imprese che operano nel mercato locale.

La durata media dei ritardi di pagamento rimane immutata: 41,4 giorni, come nel 2016. Per più di tre quarti delle imprese tedesche, la durata massima è 60 giorni, come nel 2016. I pagamenti superiori a 150 giorni sono registrati solo dall’1,7% delle imprese che operano sul mercato locale (nel 2016: 1,9%) e dal 2,9% delle esportatrici (anche quest’ultima è nettamente inferiore al 7% evidenziato nello studio precedente).

Il numero di imprese tedesche con crediti di lunga durata (oltre i 6 mesi), il cui ammontare si attesta al 2% del loro fatturato annuo, è nettamente diminuito all’8,7% (nel 2016: 13,4%). Per le imprese esportatrici, il quadro è meno positivo: circa il 12% ne è colpito (nel 2016: 20%).
La maggior parte delle imprese non prevede un impatto significativo in seguito alla
Brexit Lo studio 2017 affronta la questione dell’eventuale impatto della Brexit sui crediti insoluti. I feedback sono molti chiari: l’87% delle imprese intervistate non prevede alcun impatto della Brexit e solo il 3,3% si aspetta un aumento dei crediti insoluti. Le imprese sono un po’ più propense a far fronte all’impatto negativo della Brexit (8%), ma la maggior parte (più dell’84%) non prevede alcun effetto.

Da un punto di vista settoriale, l’industria automobilistica è la più colpita dal possibile aumento dei crediti insoluti dovuti alla Brexit, ma il numero di imprese che temono i suoi effetti rimane relativamente basso (14,3%). I produttori di componenti per il settore delle costruzioni meccaniche (8,5%) e la meccanica/macchinari di precisione (5,9%) sono leggermente più cauti nelle previsioni.

I ritardi di pagamento differiscono enormemente in base ai settori
Alcuni settori registrano ritardi di pagamento più lunghi, fortemente al di sotto della media.
Questi includono l’industria tessile/pellame/abbigliamento, in cui la durata media dei ritardi di pagamento è 54,5 giorni, seguiti dal settore del legname/arredamento, con 53,8 giorni. Il modello di Coface indica che i ritardi di pagamento più brevi interessano l’industria
meccanica/di precisione (25 giorni) e i settori auto (31,9 giorni) e prodotti
chimici/lubrificanti/minerali (33,1 giorni).

In questo settore, l’industria della carta/packaging/tipografica non presenta alcun rischio di
liquidità di cui temere. Allo stesso modo, le imprese dei settori dei prodotti chimici/lubrificanti/minerali, della grande distribuzione e dei metalli sono i meno colpiti, con
risultati nettamente inferiori alla media.

“Le risultanze dell’indagine Coface che arrivano dalla Germania sui comportamenti di
pagamento delle imprese tedesche sono tendenzialmente incoraggianti, soprattutto per
quanto riguarda le imprese esportatrici”, ha sottolineato Ernesto De Martinis, CEO di Coface in Italia. “La minore frequenza dei ritardi di pagamento ed il miglioramento della tendenza per l’export rappresentano, infatti, due elementi di rinnovata fiducia sullo stato dell’economia tedesca e permettono di pensare al 2018 come ad un anno di ulteriori consolidamenti da questo punto di vista”, ha aggiunto De Martinis.