di Anna Messia
C’è voluto quasi un anno di lavoro ma secondo quanto risulta a MF-MilanoFinanza alla fine Cassa Deposti e Prestiti e Poste Italiane (di cui Cdp detiene il 35%) hanno trovato la quadra per risistemare la convenzione miliardaria che le lega. Si tratta degli accordi di distribuzione in base ai quali il gruppo postale distribuisce nei propri uffici i libretti e i buoni emessi dalla società presieduta da Claudio Costamagna e guidata da Fabio Gallia. Per Cdp si tratta di un flusso che ha una valenza cruciale: perché la liquidità che ottiene da buoni e libretti postali sottoscritti dagli italiani, Cassa la utilizza poi per i suoi piani di sostegno all’economia del Paese e agli enti locali. Ma anche per Poste Italiane si tratta una fonte di incasso primaria, visto che dalla distribuzione di buoni e libretti il gruppo guidato da Matteo Del Fante ottiene più di 1 miliardo l’anno di commissioni.

L’ultima convenzione è stata messa a punto a dicembre 2014 ed estesa da tre a cinque anni, proprio quando le��Poste Italiane , con Francesco Caio al timone, stava lavorando alla quotazione in borsa (realizzata a ottobre 2015) e aveva bisogno di mostrare al mercato stabilità dei flussi. L’accordo puntava a ridare un po’ di verve alla raccolta, contrastando i tassi d’interesse ai minimi storici che rendono sempre meno attraenti questi strumenti per i risparmiatori, nonostante buoni e libretti pesino ancora per circa l’8% sull’attività finanziaria delle famiglie. Per questo erano stati previsti investimenti in tecnologia, comunicazione e formazione «per innovare e ampliare i servizi associati ai buoni e ai libretti postali», avevano annunciato allora Cdp e Poste. Non solo; i due partner avevano anche deciso di dare avvio a comitati congiunti per individuare nuove opportunità commerciali. Nonostante l’impegno però, complici i mercati, il risultato non è stato probabilmente quello sperato, tanto che a dicembre 2016 la consistenza dei libretti era di 119 miliardi, praticamente in linea con quella di fine 2015, mentre i risparmi confluiti complessivamente nei Buoni Postali Fruttiferi erano pari a 204 miliardi, 2 miliardi in meno rispetti ai 206 miliardi di 12 mesi prima.

Numeri che hanno fatto scattare una sorta di clausola di salvaguardia per Cassa Depositi e Prestiti, prevista dalla stessa convenzione, come si legge nei documento del bilancio dello scorso anno, in base alla quale le parti sono chiamate a ridiscutere gli accordi. «Nel corso del 2016 si sono consolidate talune condizioni contemplate dalla convenzione del 4 dicembre 2014 per il quinquennio 2014-2018, per le quali è previsto che le parti rinegozino in buona fede gli accordi in vigore», è scritto nel bilancio, in cui si ricorda che gli accordi prendono in considerazione sia obiettivi di raccolta netta sia la giacenza media dei prodotti postali. Anche a giugno di quest’anno lo stock di risparmio postale emesso da Cdp era sceso a 247,8 miliardi rispetto ai 250 miliardi di fine 2017. Mesi in cui la rinegoziazione è andata avanti mentre nel frattempo Cassa Depositi e Prestiti, lo scorso ottobre, aveva anche deciso di avviare un’indagine di mercato per verificare il livello di soddisfazione dei clienti che vanno negli uffici postali per sottoscrivere un libretto o un buono. C’erano insomma tutti gli elementi per sedersi intorno ad un tavolo arrivare a firmare un nuovo accordo tra le parti e ieri, secondo quanto risulta a MF-MilanoFinanza, i consigli di amministrazione delle due società hanno ratificato il lungo lavoro fatto in questi mesi firmando una nuova convenzione che punta a far ripartire la raccolta anche ampliando la gamma dei prodotti. (riproduzione riservata)
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