Nei prossimi 20 anni a livello globale, 2.100 miliardi di dollari, una cifra pari al Pil 2015 dell’India, passeranno di mano per eredità. La stima arriva dallo studio Billionaires Report 2016 di Ubs e Pwc. E anche in Italia la ricchezza ereditata è un fenomeno in crescita. Come emerge dall’ultima Indagine sui bilanci delle famiglie italiane della Banca d’Italia. Da questo studio risulta che una parte cospicua del patrimonio è ricevuta in eredità o in donazione: la fetta di famiglie che dichiara di aver ricevuto un lascito è cresciuta tra il 1991 e il 2002 dal 26 al 34%, ed è rimasta su valori analoghi nel decennio successivo. C’è poi il trend crescente delle famiglie allargate dove sono presenti figli di primo, secondo e perfino di terzo letto. Non è un caso se oggi «pianificare l’eredità per tempo è un’esigenza sempre più sentita», avverte Roberto Lenzi, avvocato patrimonialista dello studio legale Lenzi e Associati. Dal punto di vista giuridico, in assenza di testamento, è la successione legittima che regola l’eredità. Il principio è quello di preferire i congiunti. Eredi legittimi saranno, pertanto, i parenti più prossimi (figli e coniuge) fino a giungere, in caso di rinuncia o loro mancanza, a quelli di grado più remoto, ma non oltre il sesto, oltre l’eredità si devolve allo Stato. Il codice civile, però, individua degli eredi necessari, chiamati anche legittimari. Sono il coniuge e gli ascendenti o discendenti in linea retta che hanno diritto a una consistente quota di eredità sulla quale non si può intervenire né con donazioni durante la vita né con un testamento con il quale gli stessi siano dimenticati o diseredati. In caso di violazione della quota di legittima, i legittimari possono agire legalmente per ricostruire la massa ereditaria. Quindi si può dire che la successione necessaria rappresenta un limite alla successione per testamento. «La successione con testamento, sia esso redatto nella forma olografa ovvero come pubblico o segreto, è l’unica, infatti, che consente di disporre discrezionalmente nell’ambito successorio dei propri beni, pur con i limiti delle quote riservate ai legittimari, privilegiando nel caso alcuni soggetti rispetto ad altri, appartenenti o meno all’ambito familiare», spiega Lenzi. Come si vede dalla tabella in pagina nel caso l’erede sia soltanto il coniuge a questo spetta una legittima pari al 50% del patrimonio e la quota restante può essere attribuita per testamento a chiunque. Così come in caso di presenza di un coniuge è più figli la quota disponibile si riduce ad un quarto. In Italia vige il divieto dei patti successori tramite i quali il disponente decide di destinare i propri beni per il momento successivo alla sua morte. «Esiste però il patto di famiglia che consente all’imprenditore o al titolare di partecipazioni societarie, a precise condizioni, di trasferire ad uno o più discendenti, in tutto o in parte, l’azienda o le proprie quote. Istituto, comunque, che per le sue caratteristiche ha trovato fino ad oggi scarsa applicazione», spiega Lenzi, «e la redazione di un testamento, dunque, è, di regola, l’unica possibilità di potere disporre di una parte dell’eredità privilegiando alcuni e non altri». (riproduzione riservata)
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