Nell’arco di due decenni gli Enti previdenziali «giovani» hanno acquisito una platea di oltre 160 mila iscritti e un patrimonio di «4,2 miliardi di euro», pari a circa «lo 0,2%» del Prodotto interno lordo. Oggi, perciò, rivendicano un ruolo di architrave nell’assistenza dei professionisti, sostenendo che «qualora si dovesse andare verso un’ipotetica fusione» fra istituti, non riuscirebbero a sostenere gli esponenti delle diverse categorie, di cui conoscono «peculiarità e bisogni». È stata un’occasione di celebrazione e riflessione l’iniziativa promossa ieri, a Roma, per il ventennale delle Casse sorte grazie al decreto legislativo 103/1996: i vertici dell’Enpap (psicologi), Enpapi (infermieri), Eppi (periti industriali), Epap (geologi, chimici, attuari e dottori agronomi e forestali) e Enpab (biologi) hanno tirato le somme del periodo in cui hanno sviluppato la gestione previdenziale, caratterizzata dal metodo di calcolo contributivo dei trattamenti da erogare (come disposto dalla legge 335/1995) ed esteso i servizi di welfare.

La funzione assistenziale ha assunto proporzioni rilevanti: nel 2015 l’impegno è stato di «57,6 milioni»; analizzando, invece, i numeri degli iscritti (con una graduale ascesa dai 51 mila del 1999 agli attuali 160.238) il dossier di Itinerari previdenziali certifica che «il bacino di riferimento» per gli «Enti 103» si colloca al Nord, «dove risiede quasi la metà (il 48,3%)» di chi figura negli elenchi di Enpab, Enpapi, Eppi, Epap ed Enpap, mentre il Centro e il Sud sono al 24,1 e 27,6%.

Ai presidenti delle Casse il compito di accendere i fari sui nodi da sciogliere: il numero uno dell’Enpapi Mario Schiavon ha evidenziato il versamento dei proventi dei tagli ai costi intermedi degli Enti all’Erario in base alla «spending review», cui «pur privati, siamo sottoposti», quello dell’Eppi Valerio Bignami ha invocato controlli (pubblici) «trasparenti, ma efficaci», per la guida dell’Enpap Felice Damiano Torricelli e dell’Epap Stefano Poeta «l’adeguatezza» delle prestazioni è il tema centrale e occorre maggiore flessibilità nelle regole che permettono di «incrementare i montanti contributivi», mentre si devono creare chance occupazionali e formative per gli iscritti secondo la presidente dell’Enpab Tiziana Stallone.

Infine, in una mozione unitaria (rivolta alle Istituzioni e redatta dal docente di diritto del lavoro e previdenza sociale alla «Sapienza» di Roma Angelo Pandolfo) i vertici delle Casse hanno richiesto «l’applicazione di un appropriato regime fiscale», invece della doppia tassazione (su prestazioni erogate e ricavi da investimento) cui sono soggetti.
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