Lo scandalo del Dieselgate è il frutto di una ‘catena di errori’ perpetrati da un piccolo gruppo di dipendenti di Volkswagen. 

È questo uno dei primi risultati delle indagini avviate dal gruppo automobilistico per comprendere le cause della peggior crisi dei suoi 78 anni di storia, costata, tra le altre cose, un profondo rimpasto manageriale, il lancio di un profit warnig, il taglio degli investimenti e il crollo del titolo sulla Borsa di Francoforte. 

I vertici della casa di Wolfsburg hanno voluto fornire un aggiornamento nel corso di una conferenza stampa organizzata il giorno dopo la notizia estremamente positiva su un filone, quello della Co2, che si è sgonfiato del tutto con solo 36 mila veicoli coinvolti, rispetto agli 800 mila iniziali, e la cancellazione dei 2 miliardi di euro di rischio economico associato. 

“Il gruppo sta facendo progressi su tutte e cinque le priorità fissate alla fine di ottobre: le soluzioni tecniche per i clienti in Europa sono state sviluppate, presentate alle autorità e da queste valutate in modo positivo. Queste soluzioni inizieranno ad essere attuate a gennaio. L’inchiesta sulle emissioni sta producendo risultati, e le conseguenze iniziali sono già state elaborate sulla base dei risultati finora emersi. L’implementazione della nuova struttura sta procedendo secondo i piani, e il processo di sviluppo di una nuova strategia ha avuto inizio”. 

“‘Il Gruppo Volkswagen è pienamente in funzione sotto ogni aspetto, anche in questi giorni ricchi di eventi. Per superare questa prova, dobbiamo fare un enorme sforzo comune e siamo tutti pronti a farlo”, ha affermato il presidente del consiglio di sorveglianza Hans Dieter Poetsch. 

“Stiamo facendo di tutto per superare la situazione attuale, ma non vogliamo permettere che la crisi ci paralizzi. Al contrario, la sfrutteremo come un catalizzatore per apportare le necessarie modifiche”. 

La casa di Wolfsburg ha presentato gli esiti preliminare delle indagini interne ed esterne condotte con il coordinamento di un comitato speciale del consiglio di sorveglianza e il coinvolgimento di circa 450 esperti. 

L’inchiesta interna riguarda in particolare procedure di controllo sistemi di reporting e le relative infrastrutture. In parallelo lo studio Jones Day, con il supporto operativo di Deloitte, sta conducendo un’indagine di tipo ‘forensè per chiarire completamente i fatti e le responsabilità. 

Le indagini sul software, che saranno concluse a breve, per la manipolazione delle emissioni di NOx hanno riscontrato ‘l’interazione di tre fattori: la cattiva condotta e le carenze dei singoli dipendenti, le carenze di alcuni processi e una mentalità in alcune aree della società che tollera violazioni delle regole. 

Le carenze nei processi, secondo la casa, hanno per esempio favorito la cattiva condotta da parte degli individui, in particolare nei test e nelle certificazioni dei dispositivi di controllo del motore. Pertanto sono state avviate iniziative per riorganizzare tali processi in modo più trasparente e sistematico e definire poteri e responsabilità. Carenze sono state riscontrare anche nei sistemi di reporting e controllo a causa della poca chiarezza delle responsabilità. 

“L’indagine del gruppo sta producendo risultati importanti, che ci aiuteranno a creare una struttura che, invece di favorire le violazioni della normativa, le ostacolerà o almeno consentirà che vengano rilevate sin dalla fase iniziale”, ha affermato Poetsch. 

Volkswagen ha quindi tratto la conclusione chiave che le procedure di test devono essere cambiate totalmente e quindi ha deciso di affidare le certificazioni sulle emissioni ad esperti esterni e indipendenti e di effettuare prove su strada. “Speriamo che questo aiuterà Volkswagen a riconquistare la fiducia perduta”, ha auspicato il presidente del CdS. 

Quanto all’inchiesta di Jones Day Volkswagen ha ammesso che lo studio legale ‘avrà bisogno di buona parte del prossimo anno per portare a termine il suo lavoro’ a causa dell’enorme mole di dati: 102 terabyte di informazioni, equivalenti a circa 50 milioni di libri, e più di 1.500 unità di archiviazione elettronica raccolti da circa 380 dipendenti. 

Inoltre l’indagine ha una portata legale visto che sarà utilizzata nelle aule giudiziarie. Volkswagen intende comunque fornire un aggiornamento in occasione dell’assemblea degli azionisti del 21 aprile prossimo. 

Per il momento l’indagine ha identificato l’origine e lo sviluppo del Dieselgate e soprattutto messo in luce come la questione non sia ‘il frutto un errore una tantum’ ma di una ‘catena di errori’. Il punto di partenza è rappresentato da ‘una decisione strategica di lanciare una promozione su larga scala di veicoli diesel negli Stati Uniti nel 2005’ ma senza avere da subito motori EA 189 rispettosi dei più rigorosi requisiti legali e senza installare successivamente un software capace di eliminare il problema. Per Poetsche, però, ‘nessuna transazione commerciale giustifica il superamento dei limiti legali ed etici’. Come primo passo, nove dirigenti che potrebbero essere stati coinvolti nelle manipolazioni sono stati sospesi. ‘Sono qui e ora garantisco che porteremo a conclusione la nostra indagine approfondita. Lo garantisco personalmente, così come l’intero Consiglio di Volkswagen’, ha spiegato ancora il numero uno del CdS escludendo categoricamente prove che attestino il coinvolgimento dei membri di consigli di gestione e sorveglianza. 

Quanto alle soluzioni tecniche da attuare in Europa, Volkswagen ha ribadito come ‘i costi di implementazione saranno gestibili dal punto di vista tecnico, produttivo e finanziario’ e ricordato l’avvio dei richiami a gennaio a partire dai modelli dotati dei motori TDI da 2 litri. 

Seguiranno nel secondo trimestre i TDI da 1,2 litri e nel terzo quelli da 1,6. Volkswagen intende completare la campagna entro la fine dell’anno senza addebitare alcun costo ai clienti. ‘Volkswagen non si darà pace fino a quando la questione non è stata risolta una volta per tutte con la soddisfazione di tutti i nostri clienti’, ha promesso Müller. Negli Stati Uniti, la situazione è più difficile a causa della maggior severità delle normative. Volkswagen sta comunque collaborando a stretto contatto con la Environmental Protection Agency (EPA) e il California Air Resources Board (CARB) per presentare a breve una soluzione apposita per il Nord America. 

Parallelamente alla gestione della crisi, Volkswagen sta anche varando una nuova struttura organizzativa. In futuro il gruppo sarà gestito in maniera decentrata e i marchi e le regioni operative avranno maggior autonomia. L’organizzazione sarà più snella e i processi decisionali più razionali in modo da ridurre la complessità gestionale e quindi migliorare l’efficacia e l’efficienza operativa. In tale direzione vanno i cambiamenti operati nel management del gruppo
e dei diversi brand. 

‘Possiamo avere le persone migliori, e una grande organizzazione, ma non possiamo fare nulla senza il giusto atteggiamento e la mentalità, ha quindi osservato Müller per sottolineare l’importanza di un cambiamento culturale all’interno dell’intero gruppo verso una maggior apertura alle discussioni, una più stretta collaborazione tra i dipendenti e una maggior comprensione degli errori. ‘Non abbiamo bisogno di yes-men, ma di manager e di ingegneri che abbiano buoni argomenti a sostegno delle loro convinzioni e dei loro progetti, che pensino e agiscano come imprenditori. Chiedo persone curiose, indipendenti e pionieristiche. Persone che seguono il loro istinto e non sono semplicemente guidate dalle possibili conseguenze di un imminente fallimento’, ha chiesto Müller. 

Volkswagen, che ha avviato la definizione del nuovo piano industriale ‘Strategy 2025’ da presentare verso la metà del 2016, sta facendo infine tutto il possibile per limitare gli effetti della crisi sulle performance finanziarie. A tal proposito la casa ha messo in chiaro come le attività operative siano in linea con le attese e pertanto le guidance per il 2015, aggiornate a ottobre per tener conto anche degli accantonamenti stabiliti per affrontare il Dieselgate, sono state confermate. ‘In generale, la situazione non è drammatica, ma, come era prevedibile, è tesa’, ha sottolineato l’a.d. 

‘L’attuale situazione è grave, ma questa società non ne sarà distrutta. Abbiamo una missione chiara: creeremo una Volkswagen nuova, migliore e più forte. Un’azienda che usa i suoi punti di forza per sostenere la transizione verso il nuovo mondo delle automobili. Una società che oggi rilascia nuove forze, e prende il meglio del suo enorme potenziale. E, ultimo ma non meno importante, una società che avrà successo nel lungo termine sulla base di valori forti’, ha concluso Poetsch. 

Fonte: MF-Dowjones