Allianz Global Investors delinea una crescita economica inferiore rispetto al passato e suggerisce a chi investe di avere un approccio molto diversificato

di Francesca Vercesi 

La politica monetaria resta molto accomodante, con Europa e Giappone in pieno Quantitative easing e molte altre banche centrali che stanno tagliando i tassi d’interesse per proteggere le prospettive di crescita delle economie domestiche. Tuttavia, supportato da fondamentali solidi, il 2016 sarà caratterizzato dal primo importante movimento di divergenza delle politiche monetarie, dato che la Fed ha iniziato ad aumentare i tassi. A spiegare che anno sarà il 2016 per l’economia e i mercati è Allianz  Global Investors. Il gruppo prevede una crescita economica sensibilmente inferiore rispetto al passato, e più fragile. «In un contesto caratterizzato da crescita modesta, bassi tassi d’interesse e più volatilità sia sui mercati sia sul fronte della politica, gli investitori dovranno prendersi del rischio per raggiungere i propri obiettivi d’investimento», afferma senza esitazione il nuovo capo investimenti del gruppo, Neil Dwane.

E se questo è sempre stato vero per l’asset class azionaria, ora lo è anche per quella obbligazionaria. Ma come trovare un po’ di performance nel fixed income, quando un Btp a tre anni è negativo sulla scia degli effetti più evidenti dei toni più accomodanti della Bce? «Il problema è sulla parte lunga della curva. Tutti gli indici obbligazionari hanno registrato il massimo di estensione della duration e, in questo modo, non si ha la protezione delle cedole e si prende il rischio del tasso di interesse», spiega Mauro Vittorangeli, a capo del team obbligazionario di Allianz Global Investors. È bene ricordare che la duration esprime, a grandi linee, di quanto varierà il prezzo di un bond o un portafoglio di bond per effetto di una determinata variazione nei tassi di interesse.

E in questa fase, la strategia di riduzione della duration tramite portafogli ben diversificati dal punto di vista delle scadenze appare una delle più indicate per attutire i rischi. Continua Vittorangeli: «Se i tassi dovessero salire, anche di poco, il danno per i portafogli potrebbe essere corposo. Meglio allora i prodotti che gestiscono la duration in maniera attiva e che possono anche andare in negativo, se necessario. In questo modo, si può guadagnare se i tassi salgono».

A questo proposito la società ha il fondo Allianz  Flexible Bond Strategy  che può investire su duration negativa e che sta registrando una buona performance: la classe istituzionale ha fatto un +10,27% dal lancio al 30 novembre 2015. Se guardiamo al credito, invece, alcune tipologie di bond hanno registrato un rialzo dello spread che le rende ora un’occasione se non interessante almeno meritevole di essere presa in considerazione. Le obbligazioni in questione sono soprattutto le emissioni corporate europee, il cui differenziale di rendimento rispetto al Bund tedesco è risalito in pochi mesi dal minimo di 100 punti base, pari all’1%, agli attuali quasi 150 (1,5%).

«In valore assoluto i rendimenti sono ancora bassi perché quello del Bund è negativo (almeno fino alla scadenza di sette anni, ndr), ma si può dire che, in termini storici, gli spread siano ampi», prosegue Vittorangeli. Prima dello scoppio della crisi finanziaria nel 2008 ci sono infatti stati lunghi periodi in cui il differenziale fra il Bund e i bond societari era inferiore ai 150 punti base. Non altrettanto si può dire per i bond governativi che, sotto la spinta dell’azione delle banche centrali, hanno proseguito nel loro trend di riduzione dei rendimenti. Nel mese di settembre, i Treasury Usa sono scesi dal 2,2% al 2% e hanno prodotto un rendimento totale dello 0,9%, mentre i Bund tedeschi e i Gilt inglesi hanno allentato dello 0,2%, arrivando rispettivamente allo 0,6 e all’1,8% (il rendimento totale si è attestato a 1,2% per i Bund e all’1,3% per i Gilt). E questa situazione è destinata a durare ancora dato che, almeno per quel che riguarda la Bce, le manovre di politica monetaria ultra-espansive potrebbero addirittura essere incrementate. A oggi l’Eurotower ha comprato asset per un valore pari al 3% del pil europeo, contro il 20% del Quantitative easing voluto dalla Bank of England e già concluso. Esiste dunque ancora un ampio margine di manovra che Mario Draghi vorrà certamente sfruttare. «Siamo positivi sul credito, i rendimenti si sono un po’ alzati e crediamo sia da sfruttare la divergenza tra Europa e Usa» aggiunge Vittorangeli . (riproduzione riservata)