La nuova revisione al ribasso delle valutazioni settoriali di Coface riflette le situazioni gravose che l’industria deve affrontare. La più evidente è il rallentamento delle vendite, per specifiche ragioni di ciascun settore.

Per quanto riguarda il settore tessile-abbigliamento in Asia emergente, il rallentamento delle vendite di vestiti è accompagnato al calo della competitività-prezzo in Cina (che rappresenta il 70% del PIL regionale) e dalle tensioni nate sulle scorte di cotone – principale materia prima utilizzata per l’abbigliamento. Il ritorno all’incertezza per i
produttori, porta Coface a declassare il settore a rischio elevato.
Il rallentamento delle vendite al dettaglio negli Stati Uniti e soprattutto in Canada (in recessione nel primo semestre 2015), è all’origine della riclassificazione a rischio medio della distribuzione in Nord America. La dipendenza dell’economia canadese dal petrolio e l’indebitamento delle famiglie influiscono sui consumi che hanno subito un rallentamento dell’1,7% in media annuale alla fine del terzo trimestre, rispetto al 2,6% nel 2014. Il ritiro del distributore Target dal mercato canadese evidenzia l’aumento del rischio percepito dalle imprese del settore.

Nonostante i segnali di ripresa dell’edilizia e il dinamismo delle vendite di auto che sostengono la domanda di metalli, in Europa occidentale la metallurgia sta affrontando un periodo difficile. La produzione di acciaio è in calo a favore delle importazioni a basso costo provenienti dall’Asia. Nei primi sette mesi del 2015, l’Europa ha importato dalla Cina il doppio delle importazioni del 2013. Messa in atto lo scorso agosto per sei mesi dalla Commissione Europea, la tassa anti-dumping dovrebbe consentire agli industriali europei di tornare alla competitività. Intanto, Coface mette in guardia sulla destabilizzazione del settore, riclassificandolo a rischio molto elevato.

Su 14 settori di attività esaminati dagli economisti Coface nelle tre grandi regioni del mondo, che rappresentano il 73% del PIL mondiale, 9 sono stati rivisti nel 2015. I settori declassati sono più numerosi rispetto a quelli rivisti in positivo in termini di rischiosità. Il grande perdente dell’anno, è l’energia negli Stati Uniti, che ha subito due revisioni al ribasso, penalizzato da due tagli drastici degli investimenti e un alto livello di indebitamento delle imprese operanti nell’esplorazione-produzione, a seguito del crollo dei prezzi del petrolio. La metallurgia è di emergente e ora anche in Europa occidentale.

I due miglioramenti riguardano l’Europa occidentale: i settori della chimica e delle TIC (tecnologie dell’informazione e della comunicazione) sono stati riclassificati come rischio medio in ottobre 2015. Malgrado questa buona notizia, la ripresa è ancora molto lontana perché tutti i settori nella zona ne traggano beneficio. L’Europa occidentale rimane quindi la regione più colpita, in cui nessun settore è valutato, per il momento, come rischio basso.

«Nel 2015, il rischio settoriale ha subito un peggioramento rispetto al 2014. Un terzo dei settori è valutato come rischio elevato o molto elevato, nessuna regione è stata risparmiata. È necessario un controllo maggiore dei rischi. È il cuore della nostra attività di assicuratori credito, grazie soprattutto ai 50 centri dedicati alla raccolta, al trattamento e all’analisi di informazioni, il più vicino possibile alle imprese», commenta Paul Chollet, Economista di
Coface.