Pensione più costosa e sempre più lontana. È questo in sintesi lo scenario della previdenza che si presenta nel 2016 per i promotori finanziari. Vediamo meglio le novità che porterà l’anno nuovo. Aumentano i contributi. Rincara il costo della pensione. La riforma Fornero che ha elevato l’aliquota contributiva dal 20,09 al 21,39% nel 2012, ha stabilito un incremento della stessa nella misura pari a 0,45%, per ogni anno successivo, sino a raggiungere (nel 2018) il 24%. Questo significa che per i pf nel 2016 l’aliquota (da applicare al reddito dichiarato al Fisco) salirà dal 22,74 al 23,19%. Rincari anche sul fronte Enasarco. Dal 1° gennaio 2016 l’aliquota contributiva passa dal 14,65% dell’anno scorso al 15,10%, di cui la metà (7,55%) a carico del pf.

In pensione più tardi. La principale novità riguarda soprattutto le donne, per le quali l’età anagrafica compie un altro passo verso il traguardo dell’equiparazione con quella degli uomini. Dal 1° gennaio 2012, infatti, l’età delle donne è bruscamente passata da 60 a 63 anni e mezzo e, con l’aggiunta dei 3 mesi (per via delle cosiddetta «speranza di vita»), nel 2013 è salita a 63 anni e 9 mesi, raggiungendo i 64 anni e 9 nel biennio 2014-2015. Nel 2016 si attesterà a 66 anni e un mese. Quattro mesi in più per gli uomini, la cui soglia anagrafica sale da 66 anni e 3 mesi a 66 anni e 7 mesi.

L’asticella si alza anche per la pensione di Enasarco. Nel 2016 per incassare la rendita di vecchiaia sarà necessario raggiungere per gli uomini la cosiddetta «quota 90» (età minima 65 anni) e per le donne «quota 86» (età minima 63 anni).

Più difficile anticipare. A partire dal 2012 per ottenere la pensione prima della vecchiaia occorrono 42 anni e un 1 mese per gli uomini e 41 anni e 1 mese per le donne. Tali requisiti sono aumentati di un ulteriore mese per l’anno 2013 e di un altro mese a decorrere dall’anno 2014. Ciò vuol dire che nel 2013, anno in cui si sono cominciati a innalzare tutti i parametri anagrafici sulla base delle cosiddette speranze di vita, il minimo di contributi richiesto per l’anzianità è stato di 42 anni e 5 mesi per gli uomini e 41 e 5 mesi per le donne. Nel biennio 2014-2015 il suddetto requisito è salito di un altro mese: 42 anni e 6 mesi e 41 anni e 6 mesi le donne. Nel 2016, per via dell’adeguamento demografico, per ottenere la pensione anticipata occorre accumulare 42 anni e 10 mesi (41 anni e 10 mesi le donne) di contributi.

In proposito, è bene ricordare che, al fine di disincentivare il pensionamento anticipato rispetto a quello di vecchiaia, la riforma Monti-Fornero ha introdotto una misura di riduzione. Qualora, infatti, si chiede la pensione di anzianità prima dei 62 anni di età, l’assegno verrà corrisposto, per la quota retributiva, con una riduzione pari al 1% per ogni anno di anticipo (riduzione che sale al 2%, dal terzo anno in su). Ebbene, la legge di Stabilità 2015 ha cancellato la penalizzazione per tutti i trattamenti con decorrenza compresa entro il 31 dicembre 2017, lasciandola esclusivamente per coloro che si pensioneranno dal 1° gennaio 2018 in poi. (riproduzione riservata)