di Luigi Dell’Olio  

 

Si vive meglio nei centri di medie dimensioni del Nord Italia. Questa l’indicazione principale che si ricava dalla ricerca «Qualità della Vita», edizione 2014. La crisi economica, con le sue ricadute sull’occupazione e sui fondi a disposizione delle amministrazioni locali per i servizi, si fa sentire pesantemente, tanto che la quota di popolazione residente nelle in province caratterizzate da una qualità della vita scarsa o insufficiente arriva al 52,6% del totale, vale a dire 31,7 milioni di italiani. Lo scorso anno il dato si era attestato al 48,4%. Trento è la provincia che ha registrato i più elevati livelli di qualità della vita nel 2014. Un dato che conferma il primato conquistato nel 2010 e mai lasciato in questi cinque anni. Segue la vicina Bolzano (e anche in questo caso si tratta di una conferma), con Mantova a chiudere il podio grazie a un balzo in avanti di 14 posizioni rispetto al 2013. Quindi è la volta di Treviso, Pordenone, Reggio Emilia, Vicenza, Parma e Verona, un filotto di province del Nordest che dimostra come questa sia l’area della Penisola in cui si vive meglio. Più dei grandi centri urbani, sono le realtà di medie dimensioni a garantire il migliore equilibrio tra possibilità occupazionali e di investimento, tempo libero, rispetto dell’ambiente e qualità dei servizi.

La crisi ha impattato maggiormente nel resto del Settentrione, tanto che i ricercatori parlano di «vulnerabilità territoriale del Nordovest» e individuano la causa principale nei processi di deindustrializzazione e ristrutturazione produttiva in atto. Mentre il Sud si conferma tristemente indietro: delle 55 province in cui la qualità della vita è risultata scarsa o insufficiente, 6 appartengono al Nordovest, 1 è del Nordest, 8 si trovano nell’Italia centrale e le altre 40 tra Mezzogiorno e Isole.