di Roberto Miliacca  

 

Costretti al rientro dei capitali. Così ItaliaOggi titolava, lo scorso 17 dicembre, la notizia della pubblicazione, in Gazzetta Ufficiale, della legge sulla voluntary disclosure, la n. 186/2014. Una legge che entra in vigore giovedì prossimo, 1° gennaio 2015, ma sulla quale già da settimane gli studi legali sono al lavoro per capirne con esattezza contenuti, limiti, costi e opportunità. Tutte cose che poi dovranno spiegare con esattezza ai loro clienti interessati al rientro dei capitali, che già da tempo hanno chiesto una valutazione ai legali sul da farsi, e sui costi dell’operazione. Ora che il quadro si è abbastanza delineato, non resta che partire con l’attività di consulenza, attività non semplice perché presupporrà appunto una «disclosure» completa, innanzitutto nei confronti del professionista prima ancora che dell’Agenzia delle entrate, che è culturalmente distante dalla cultura italica. Eppure l’impianto della norma, così come strutturato anche con le correzioni più recenti, sembrerebbe non lasciare dubbi: occorre far rientrare i capitali. Anche perché a breve paradisi fiscali e bancari non ce ne saranno più molti, e nascondere capitali all’estero non sarà più impresa semplice. Ai professionisti il compito di aiutare i clienti a capire, da qui al prossimo 30 settembre (per le violazioni commesse fino al 30 settembre 2014), i vantaggi di aderire all’operazione. Negli studi le maniche sono già rimboccate.