di Francesca Vercersi

 

Banca Generali, sulla scena dell’industria del risparmio italiana, è stata una delle prime realtà a premere sull’innovazione e sulla specializzazione dei servizi, allargando le competenze a segmenti del settore immobiliare, o all’ambito fiscale, così come al corporate finance dove ha siglato un’intesa con PriceWaterhouseCoopers Advisory proprio per fornire agli imprenditori e alle piccole e medie imprese un supporto concreto nelle attività di due diligence, nelle operazioni straordinarie, nei piani industriali e nella ricerca di una valorizzazione oggettiva della propria azienda, utile anche nelle dinamiche successorie.

Di quest’impegno la società guidata da Piermario Motta è stata premiata con la leadership del 2014 nel mondo Assoreti per raccolta netta e gestita a quota 3,7 miliardi di euro con una capacità di raccolta media dei propri 1.600 consulenti 2,5 volte superiore alla media di mercato. 
Alcuni buoni risultati sono stati raggiunti anche dalla divisione specifica di private banking che ha raccolto un miliardo di euro e, con l’incorporazione del ramo di private banker da Crédit Suisse, tocca i 16 miliardi di masse sui circa 35,5 complessivi della società.

«Il profilo dei nostri professionisti si avvicina ai 40 milioni di euro ed è caratterizzato dalle forti competenze ed esperienze costruite tra primarie realtà private nazionali e internazionali», ha spiegato Bruno Manera, sales manager Italy della rete Banca Generali private banking.

Il manager aggiunge, in relazione alla politica sui reclutamenti, che «quest’anno abbiamo inserito circa una ventina di figure di elevato standing che selezioniamo con molta attenzione e anche per il 2015 siamo parecchio fiduciosi su questo versante alla luce del grande interesse che riceviamo e dai colloqui che abbiamo sul tavolo». Per quanto riguarda poi le sfide nella tutela del risparmio, in presenza di bassi tassi di interesse e di un’economia sotto pressione, la banca del Leone sta lavorando a tutta una serie di soluzioni efficaci in chiave di diversificazione del portafoglio, guardando anche alla sostenibilità delle performance in un contesto appunto di rendimenti ormai prossimi allo zero, che necessariamente implicano l’esplorazione e la capacità di affacciarsi a nuove strade di investimento. In questa fase storica e dei mercati, il premio richiesto per gli investimenti meno convenzionali e meno liquidi è infatti ai massimi storici e per gli esperti potrebbe rappresentare un’opportunità, a condizione che sia colta con le giuste competenze e il corretto tempismo.

Secondo la società triestina, infine, per assecondare le esigenze di una clientela qualificata ci potrebbero essere buone soluzioni e dalle prospettive interessanti nel mondo dei prestiti, nel segmento del private equity o del debito privato, dai riflessi peraltro utili anche al ciclo economico e alle imprese.

«Oltre a questi strumenti, poi, per una nicchia di segmento tra le novità di prodotto dietro l’angolo in cantiere ci sono anche nuovi comparti nelle famiglie di fondi e fondi di fondi che si caratterizzano per la libertà di gestione. In altre parole, si tratta della possibilità quindi di andare anche controcorrente sia sull’azionario, sia nell’obbligazionario come strategia che si affianca in modo strutturale alla logica tradizionale di investimento», conclude Manera.

Banca Generali si è appena rafforzata con due ingressi di alto profilo, entrambi operativi in Emilia Romagna. Hanno raggiunto la rete del Leone di Trieste Mauro Brosco, proveniente da Barclays e accreditato di un portafoglio di 130 milioni di euro, che opererà nell’area coordinata dall’area manager Massimiliano Ruggiero.

A Rimini invece, si è unito al team Marco Maraldi, proveniente dal gruppo UniCredit, che in Banca Generali si occuperà della clientela di tipo private. (riproduzione riservata)