Se si guarda solo al tenore di vita, non ci sono dubbi: Milano è la provincia più ricca d’Italia grazie a posizioni d’eccellenza nelle voci relative alla spesa media per consumi, agli assegni pensionistici e al valore aggiunto pro capite. «Questa amministrazione ha agito in netta discontinuità con il passato puntando sulla trasparenza del bilancio e mettendo al primo posto la difesa di tutti i servizi pubblici», rivendica Chiara Bisconti, assessore del capoluogo lombardo. «In una stagione difficile come quella che stanno attraversando gli enti locali, questo ha voluto dire parlare chiaro ai cittadini: per mantenere e garantire lo stesso volume di servizi, a fronte di meno risorse dal governo centrale, si deve essere virtuosi e rigorosi».

Se per il capoluogo lombardo si tratta di una conferma di quanto già emerso in passato, la seconda piazza è invece una novità per Trieste, lo scorso anno settima. «Emerge una certa stabilità economica del territorio, grazie a punti di forza come la storica presenza di realtà assicurative e finanziarie di livello internazionale, a cui si affiancano alcune aziende di primo piano con fatturati in attivo», sottolinea la presidente della Provincia di Trieste, Maria Teresa Bassa Poropat. «Vi sono poi vocazioni peculiari più recenti che hanno trasformato la città in un polo di ricerca e trasferimento tecnologico alle imprese».

Lo scenario cambia se si passa a considerare l’indicatore Affari e Lavoro, che vede svettare Trento, davanti a Bolzano, a riproporre le posizioni della classifica generale. Il territorio altoatesino presenta la migliore situazione occupazionale e una buona resistenza del tessuto economico. «Il risultato non era scontato», sottolinea il presidente della Provincia, Arno Kompatscher. «Abbiamo introdotto importanti agevolazioni fiscali come la no tax area dell’addizionale Irpef e i tagli all’Irap. Nei prossimi mesi prenderà sostanza la riforma del sostegno all’economia che mira da un lato all’abbattimento dei tempi di attesa negli aiuti agli investimenti aziendali, dall’altro a renderli finanziabili in modo mirato».

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