U n aumento della propensione al rischio degli investimenti per far fronte alle passività a lungo termine e ottimizzare i ritorni per gli aderenti, in particolare in un contesto di tassi di interesse bassi. E’ una delle tendenze dell’industria mondiale dei fondi pensione che emerge da uno studio di State Street Research tra 134 top manager di fondi pensione, per il 42% operanti nel continente americano, per il 36% nell’area Emea (Europa, Medio Oriente, Africa) e per il 22% dell’area Asia-Pacifico. Altri trend individuati per il prossimo triennio: un incremento degli investimenti in asset alternative, circa il 60% vuole aumentare l’esposizione al private equity, il 45% al settore immobiliare e il 39% alle infrastrutture; una crescente internalizzazione dell’asset management, un’evoluzione dei rapporti tra fondi pensione e asset manager al fine di monitorare meglio i profili di rischio e un miglioramento e consolidamento della governance. Per quanto riguarda nello specifico i fondi pensione italiani, le sfide chiave sono indicate proprio nella governance interna e nella gestione del rischio: il 36% degli intervistati, contro un 33% della media europea, ritiene che le richieste provenienti dalle funzioni di governance interna e di gestione del rischio rappresentino una sfida significativa. Quanto alle normative, ben il 92% dei fondi pensione italiani vede un certo livello di difficoltà nell’adeguarsi ai cambiamenti normativi, in particolare il 44% degli interpellati lo considera difficile, in Europa risponde così solo il 30% del totale cui si aggiunge un ulteriore 3% che considera ‘estremamente difficile’ questo compito. La riduzione dei costi è un tema ricorrente, anche se il 76% ritiene di avere una struttura dei costi in linea con quella dei concorrenti. E’ interessante osservare, poi, quali, tra le dieci tendenze o possibili sviluppi dell’industria proposte dagli estensori della ricerca, siano state indicate dai fondi pensione italiani come più probabili nei prossimi cinque anni. Al primo posto per numero di risposte viene indicato l’aumento della domanda di governance, seguito, con un numero eguale di indicazioni, dall’ipotesi che il perdurare delle difficoltà nel livello di finanziamento accelererà la chiusura delle forme pensionistiche a benefici definiti. (m.man.) Rino Tarelli presidente Covip