di Gigi Giudice

E’ mancato il primo dicembre, poco più che ottantenne, per una malattia che aveva tenuto sottotraccia nella sua casa di Tor Vergata, Silvano Andriani.

Ho avuto modo di incontrarlo nei primi anni Duemila, nelle sue vesti di presidente di Montepaschi Assicurazioni Vita e, in anni più recenti, come presidente di Axa Assicurazioni e del Forum Ania Consumatori.

Lo spunto degli scambi di opinioni con lui erano i suoi saggi di argomento economico, improntati alla lezione di Claudio Napoleoni . Cito uno dei più recenti: “L’ascesa della finanza” (del 2006, Donzelli editore ) in cui – antivedendo quasi quanto è poi avvenuto con il fallimento della Lehman Broters e l’effetto domino successivo – riflette sugli effetti letali e sulle cause reali che avrebbero portato alla crisi globale. Vale a dire l’eccesso di disuguaglianze nei paesi avanzati e il debito privato che rimpalla su quello statale.

Non perdeva occasione, nei discorsi, per rifarsi ai modelli keynesiani, del New Deal e dell’area scandinava, alla stagione della programmazione economica italiana.

Che caratterizzò un periodo in cui le energie intellettuali e politiche di varia ispirazione (dal cattolico Pasquale Saraceno, al socialista Riccardo Lombardi, al comunista Giuseppe Di Vittorio) avevano concorso in termini positivi a dare stabilità a un Paese ricco di entusiasmi e ambizioni. .

Per quanto riguarda la sua esperienza diretta di dirigente, negli anni Settanta, del partito comunista (nelle cui liste sarebbe stato eletto senatore dal 1983 e nella successiva legislatura, ricoprendo il ruolo di vicepresidente della Commissione Bilancio ), amava riferirsi agli esiti dei “nuovi distretti industriali”, in cui si era creata una “circolazione virtuosa tra invenzione imprenditoriale, coesione sociale e elaborazione culturale” .

Aveva diretto il Cespe, il centro studi di politica economica, avendo in consiglio Giorgio Amendola, Giorgio Napolitano e Eugenio Peggio. Seppe far crescere una generazione di giovani economisti di area progressista.

Ricordava di aver iniziato la sua attività come sindacalista della Cgil, la cui visione era improntata al riformismo, con anni di anticipo rispetto al pci.

Gli articoli più recenti che scriveva per i giornali avevano come tema la crisi dell’euro e la ricerca di nuovi modelli di sviluppo della società italana. Incrociati sul ruolo che il settore assicurativo poteva e doveva avere.

La sua esperienza di studi economici lo facilitò nel momento in cui prese a occuparsi di assicurazioni. Convinto che il sistema assicurativo dovesse assumere un ruolo nuovo e importante per l’economia reale. Nel presentare un convegno sulle “sfide della crescita” promosso nel 2013 da Axa Assicurazioni, di cui era presidente, insistette sulla necessità dell’invenzione di nuove forme di partnership fra pubblico e privato.

Nel ruolo di presidente del Forum Ania Consumatori si impegnò nel cercare di dare risposte alle richieste di un welfare più protettivo e responsabile, capace di dare ai cittadini risposte concrete. Anche qui con la messa a punto di nuovi equilibri tra pubblico e privato.