di Luca Sironi

Titolo Azimut  nel mirino ieri in Piazza Affari dopo che il gruppo ha fatto sapere sabato 29 di avere concluso un’intesa con l’Agenzia delle Entrate per la definizione di ogni controversia derivante dai processi verbali di constatazione notificati tra il 2010 e il 2013. La società guidata da Pietro Giuliani si è impegnata a pagare un importo di 105,9 milioni (che con gli interessi di legge di 11,9 arriva a 117,8), per contenziosi fiscali determinati soprattutto da diversi criteri utilizzati per determinare i prezzi di trasferimento nei rapporti tra le società italiane e lussemburghesi all’interno del gruppo. 
Si consideri che Azimut  gestisce attraverso sicav lussemburghesi circa l’80% delle sue masse in gestione. La società ha fatto sapere che aveva accantonato al riguardo circa 34,1 milioni tra imposte e oneri (aspetto che ha spiazzato alcuni esperti rispetto all’effettiva entità del pagamento). Considerando anche la presenza di perdite fiscali pregresse l’esborso complessivo è stimato dalla stessa Azimut  in circa 91,8 milioni. La borsa ha reagito alla notizia vendendo l’azione, che a fine seduta ha accusato una perdita del 5% a 17,58 euro. In linea anche le risposte degli analisti. Mediobanca  Securities ha ridotto il prezzo obiettivo da 23 a 20 euro correggendo le stime sul risultato netto del gruppo sull’intero anno da 162,4 a 78,2 milioni, un taglio del 48% alle stime di eps (utile per azione) che si potrebbe tradurre, a parere degli esperti, in una riduzione del dividendo 2014 da 80 a 40 centesimi per azione. 
Mentre in termini di posizione finanziaria netta il pagamento cash di 91,8 milioni nel quarto trimestre porta l’attesa sulla cassa netta a fine anno da 374 a 282 milioni. Citigroup ha tagliato a sua volta il prezzo obiettivo su Azimut  da 23 a 21 euro, riducendo le stime di eps del 43,7% per il 2014 e del 2,3% per il 2015-2016 «per riflettere gli oneri straordinari» legati all’accordo con il fisco e «un marginale aumento delle nostre ipotesi sul tax rate» in quanto gli analisti ritengono comunque che Azimut  «abbia spazio per mantenere la sua guidance sulle tasse». In ogni caso le attese sul dividendo 2014 sono state ridotte da 0,75 a 0,5 euro per azione. Kepler Cheuvreux ha abbassato il target su Azimut  da 20 a 18 euro, così come le stime di utile netto 2014, ora visto a 80 milioni; le attese di eps 2015-2016 sono state invece limate del 4% ipotizzando un maggior tax rate. Equita sim: prezzo obiettivo giù da 19,6 a 19 euro per via di un’incidenza di «circa un 3% sulla capitalizzazione di mercato»; il tax rate nei prossimi esercizi è atteso al 15% e, ipotizzando 30 milioni di performance fee nel quarto trimestre, gli esperti ora si aspettano 77 milioni di utile netto; quanto al dividendo, da una stima di 92 centesimi (dai 70 distribuiti per il 2013) ora «ci sembra ragionevole», conclude Equita, «un dividendo di 50 centesimi».

Sulla scia della notizia gli investitori hanno messo nel mirino anche il titolo Mediolanum  (-4,7% a 5,315 euro), che a sua volta gestisce dall’estero (sicav irlandesi) circa l’80% del suo patrimonio in gestione. Nessuna conseguenza invece per gli altri titoli del settore: Banca Generali , Finecobank  e Anima  hanno chiuso vicino alla parità. Quest’ultima detiene circa il 20% delle masse gestite in Irlanda (prodotti per investitori istituzionali), il suo tax rate complessivo è del 31%. (riproduzione riservata)