di Anna Messia

Su un punto i fondi pensione proprio non transigono. Se nella versione definitiva della legge di Stabilità, ora all’esame del Senato, passerà la retroattività al 2014 dell’aumento della tassazione dei rendimenti, dall’11,5 al 20% (si veda anche Contrarian a pagina 20), sono pronti al ricorso davanti alla Corte Costituzionale e alla Corte di Giustizia europea. «La retroattività rappresenterebbe un tradimento nei confronti dei lavoratori che hanno aderito ai fondi facendo affidamento sulla legislazione vigente al momento dell’adesione», dice a MF-Milano Finanza Michele Tronconi, il presidente di Assofondipensione, l’associazione dei fondi pensione negoziali che ha riunito ieri a Roma l’assemblea annuale. 
Per il resto Tronconi è pronto a riaprire il confronto con il governo, anche se prima resta un altro importante aspetto da chiarire. «La sensazione è che si voglia far passare il messaggio che il secondo pilastro previdenziale non sia più necessario per il lavoratore e basti la pensione pubblica per assicurare una vecchiaia dignitosa», dice Tronconi. «Non potrebbe esserci informazione più errata per i lavoratori, considerando che i tassi di sostituzione rispetto agli stipendi saranno molto bassi, ancor di più con impieghi saltuari e precari». Se il governo tornerà sui suoi passi Assofondipensione è pronta alla collaborazione con l’esecutivo guidato da Matteo Renzi, lanciando anzi l’idea di «un patto con il governo per fare chiarezza sulla convenienza e sulla necessità del secondo pilastro della previdenza», dice Tronconi. «Abbiamo il dovere, così come il governo che pretende più imposte dai cittadini, di ricostruire un clima di collaborazione. Nonostante l’aggravio della tassazione sui rendimenti», aggiunge, «la scelta di aderire alla previdenza complementare, soprattutto quella negoziale, si conferma la più conveniente rispetto a tutte le alternative».

Nei primi nove mesi dell’anno i fondi pensione contrattuali hanno reso il 5,8%, quelli aperti il 5,9% e le polizze il 5,1%, mentre la rivalutazione del Tfr non è andata oltre l’1%. In ballo c’è poi anche la richiesta del governo ai fondi pensione di contribuire agli investimenti nell’economia reale italiana, con l’intervento di Cdp. «Il dialogo è stato interrotto anche su questo argomento», conclude Tronconi, «siamo pronti a riaprirlo se il governo correggerà i suoi errori». (riproduzione riservata)