di Teresa Campo

Doccia scozzese continua dal fronte mutui: a un dato positivo che apre il cuore alla speranza di una ripresa del mercato del credito e dunque anche immobiliare e dell’economia in genere, fa subito seguito un numero deludente. In realtà a sconcertare è sempre più l’andamento dell’erogato: a una consistente ripresa della domanda di prestiti casa, rilevata dal Barometro Crif (raccoglie i dati relativi a oltre 77 milioni di posizioni creditizie formalmente presentate alle aziende di credito e non semplici richieste di informazioni o preventivi online) e che ormai data dallo scorso luglio, per ora non ha fatto seguito un movimento paragonabile sul fronte dei mutui effettivamente concessi.

I dati parlano chiaro: dopo un calo quasi ininterrotto delle richieste di nuovi mutui a partire dal 2008 (e addirittura a doppia cifra dal 2011), a luglio si è invece registrata per la prima volta un’inversione del trend. La domanda rispetto all’analogo mese dell’anno precedente è infatti cresciuta di un modesto 1,8%, seguito però dal +4,1% di agosto e soprattutto dal +7,3% di settembre. Pausa di riflessione a ottobre, mese in cui Crif ha registrato solo uno stentato +1,2%, seguito però dal brillante +7,6% di novembre, appena anticipato a MF-Milano Finanza.

 

Cinque incrementi consecutivi allontanano i timori di un fenomeno accidentale e confermano il delinearsi di un vero trend, che però deve ancora trovare piena conferma nell’erogato. Finora però solo nel mese di settembre si è assistito, anche qui per la prima volta dopo anni, a una leggera ripresa della concessione di credito: secondo i dati Assofin (che rappresenta l’80% circa delle banche italiane) l’erogato è aumentato del 5,8% in termini di volumi, cifra formata dal +4,4% registrato dai mutui a fini di acquisto e dal +11,6% degli altri (per ristrutturazione, liquidità eccetera). In termini di numero di contratti invece l’incremento complessivo è stato dell’8,3%, all’interno del quale i contratti pro acquisto casa sono saliti del 7% e gli altri del 13%. Peccato che invece a ottobre si sia verificato un nuovo scivolone, dell’ordine del 4-5%, mentre ancora non sono noti i risultati di novembre. «Il dato non deve però preoccupare, e non inficia un trend di ripresa che ha già mostrato consistenza», spiegano gli addetti ai lavori. «Si tratta infatti di incidenti di percorso dovuti in parte agli alti e bassi registrati sul fronte politico e macroeconomico e in parte a un fenomeno stagionale: le pratiche di mutuo deliberate prima della pausa estiva si sono trasformate in concessioni effettive solo dopo le vacanze. E lo stesso si può dire della flessione di ottobre, condivisa tra l’altro sia dalla domanda che dall’erogato. Per queste ragioni ci aspettiamo un aumento dei nuovi mutui a novembre».

 

La ripresa mensile ancora non basta però a far cambiare segno al dato annuale, né della domanda di mutui, né dell’erogato. Per quanto riguarda la prima, dall’inizio del 2013 si registra ancora una flessione del 4,3% rispetto allo stesso periodo 2012. Il dato evidenzia comunque un assestamento del mercato perché nei primi 11 mesi del 2012 si registrava un secco -45,1% rispetto all’analogo periodo 2011, e l’anno prima addirittura una flessione della domanda del 54,7%. Analizzando invece le classi di importo, secondo le rilevazioni Crif l’unica fascia che risulta in crescita rispetto ai primi 11 mesi del 2012 è quella di importo più basso (fino a 75 mila euro), che sale del 2,2%. Quanto alla durata, la richiesta di mutui si concentra ancora nella fascia oltre i 15 anni, che supera il 70% del totale. Qui la variazione maggiore rispetto al pari periodo dello scorso anno si registra nella fascia tra i 25 e 30 anni, con il decremento maggiore, -1,9 punti percentuali.

 

Quanto all’erogato, nei dieci mesi del 2013 è stato di 13,951 miliardi, in calo dell’8,9% (-9,7% quelli per l’acquisto, -5,1% gli altri), mentre il numero di contratti è sceso del 6,8% (-7,4% e -4%). All’appello peraltro mancano ancora le surroghe dei mutui, che invece in passato hanno sostenuto il mercato e che invece oggi no hanno ragion d’essere causa i tassi bassissimi. Non va dimenticato però che il 2012 si è chiuso con un pesante -48%: forse la ripresa non è dietro l’angolo, ma almeno il mercato ha smesso di precipitare. (riproduzione riservata)