di Emerick de Narda

 

Braccio di ferro tra istituzioni Ue sulla Tobin Tax comunitaria. La Commissione Europea ha respinto l’obiezione sollevata in settembre dal servizio giuridico del Consiglio Ue sul nodo del «principio di residenza» per l’applicazione della tassa. Nell’attuale bozza la tassa sulle transazioni finanziarie viene infatti imposta a qualsiasi istituzione finanziaria con una residenza fiscale, anche esterna agli 11 Paesi che partecipano alla cooperazione rafforzata (Germania, Italia, Francia, Spagna, Austria, Belgio, Grecia, Portogallo, Slovenia, Slovacchia ed Estonia).

In base a questo principio un’istituzione finanziaria registrata nel Regno Unito, Paese che non aderisce alla Tobin Tax, sarebbe passibile di tassazione nel caso si trovi a operare su un titolo emesso da un’altra istituzione registrata in uno degli 11 Paesi. In sostanza, il Consiglio contesta il fatto che definire il luogo in cui è stabilita una società «eccede» la giurisdizione degli Stati membri per le questioni fiscali sulla base delle norme internazionali così come vengono applicate dalla Ue. Non solo; secondo i tecnici del Consiglio la misura «non è compatibile» con i Trattati Ue perché «lede la competenza fiscale degli Stati membri che non partecipano» alla cooperazione rafforzata. Infine, la Tobin Tax «probabilmente comporta una distorsione della concorrenza a detrimento degli Stati membri non partecipanti». Insomma, i tecnici del Coniglio Ue bocciano su tutti i fronti la bozza di Tobin Tax comunitaria. Secondo il documento della Commissione, tuttavia, la proposta non comporta alcun effetto inammissibile nei Paesi che non partecipano alla cooperazione rafforzata. Bruxelles sostiene che «quello che i servizi giuridici del Consiglio Ue percepiscono come una discriminazione non è altro che una disparità tra i diversi regimi fiscali nazionali». La risposta della Commissione apre ora l’iter procedurale che prevede per la settimana prossima un incontro tra i delegati dei Paesi che partecipano alla cooperazione rafforzata per cominciare a discutere su una prima stesura della legge. Sebbene la tassa miri a recuperare risorse da destinare in aiuto dei contribuenti europei, i dati a disposizione segnalano che l’imposta sulle transazioni finanziarie crea un evidente danno ai mercati dei Paesi che la applicano. (riproduzione riservata)