Catia Barone

Roma «I l Messico diventerà la nuova Cina? È possibile. Le aziende italiane possono guardare a questo Paese come un mercato di grandi opportunità, sia per chi vuole investire sia per chi intende aumentare il proprio flusso commerciale. Non si va più solo ad assemblare in Messico, ma anche a produrre. I motivi sono due: il costo del lavoro è minore di quello cinese e il livello di professionalità si sta innalzando sensibilmente». Giulio Dal Magro, capo economista della Sace, il gruppo che offre alle imprese servizi assicurativi e finanziari per accrescere la loro competitività, è appena tornato da Città del Messico dove la stessa Sace ha aperto il suo ufficio. «Nel Paese ci sono già 1400 aziende italiane presenti con investimenti diretti, indiretti e uffici di rappresentanza». Ma il flusso non si fermerà secondo Dal Magro, perché l’appeal del Messico è in continua crescita: «Oltre ad avere un mercato di 116 milioni di persone, di cui il 50% ha meno di 30 anni, il Messico ha firmato accordi di libero scambio con 44 paesi garantendo l’accesso ad un mercato potenziale di un miliardo di consumatori che rappresentano il 67% del Pil mondiale». Guardando al futuro Dal Magro pensa ai settori che nei prossimi anni apriranno la strada a nuove opportunità di business e ne identifica tre: le reti di comunicazione, i trasporti e le ferrovie beneficeranno del piano d’investimenti in infrastrutture da 102 miliardi di dollari;

l’impiantistica e i servizi saranno trainati dalla riforma energetica; l’alimentare e il packaging cresceranno con di pari passo con la richiesta di beni di consumo. L’aumento di interesse delle impresa al mercato ha dunque spinto Sace ad aprire un nuovo ufficio a Città del Messico dove ha già un portafoglio d’impegni da 1,1 miliardi di euro e si appresta a chiudere nei prossimi mesi 250 milioni di euro di nuove operazioni in diversi settori, con una presenza crescente di Pmi oltre che dei grandi gruppi industriali. «Il Messico continua ad avere prospettive di medio- lungo termine positive e il nostro ufficio – conclude Giulio Dal Magro ci permetterà di rafforzare la nostra capacità d’intervento, consentendoci di cogliere al meglio le opportunità per le aziende italiane». Intanto le esportazioni verso il Paese aumentano: nell’ultimo anno l’export italiano ha raggiunto i 3,7 miliardi di euro, mettendo a segno una crescita del 16% che, secondo le previsioni della Sace si stabilizzerà a un ritmo del 6,8% nei prossimi quattro anni (2014-2017). I settori trainanti restano la meccanica strumentale (30% dell’export totale), la metallurgia (14%) e il petrolchimico (13%), ma con ampi margini di crescita nei settori dei beni di consumo. Il capo economista della Sace, Giulio Dal Magro