Cresce il contenzioso fra medici e pazienti. A conferma della necessità di un intervento urgente i dati che emergono da un’inchiesta dedicata al tema della medicina difensiva, realizzato sulla base di oltre 20.000 medici intervistati. I numeri evidenziano nel medico la percezione del pericolo rappresentato dalle denunce da parte dei pazienti (99,1 % del campione) o come sia diffusa tra gli addetti ai lavori (oltre 77% del campione) la consapevolezza del peso di azioni di medicina difensiva sull’aumento dei costi assicurativi; o ancora come un’altissima percentuale degli intervistati (88,6 % del campione) ritenga che oggi per il singolo medico assicurarsi sia un problema critico. Costa 13 miliardi di euro l’anno al Sistema sanitario nazionale la medicina difensiva, nonostante più del 95% delle denunce si risolva con l’assoluzione del professionista sanitario. Sono questi i numeri che hanno animato i lavori del tavolo tecnico organizzato da SanitAssicura nell’ambito del Primo congresso nazionale dal titolo: «Rc Professionale: Confronto e soluzioni», svoltosi ieri a Roma nell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, durante il quale si sono confrontati i principali rappresentanti del mondo istituzionale, degli OMCeO e del mondo previdenziale oltreché assicurativo, insieme agli oltre 600 medici presenti. «Siamo pronti a discutere con il mondo istituzionale e politico per un progetto che garantisca sia i pazienti che i medici», ha detto in apertura dei lavori il presidente dell’Enpam, Alberto Oliveti, che ha lanciato un forte appello alle istituzioni e soprattutto al mondo politico per sollecitare l’attenzione sul problema dell’assicurazione professionale medica. «L’obbligo di assicurarsi per tutti i medici, che entrerà in vigore ad agosto 2014, riguarda solo i professionisti sanitari, e non le compagnie di assicurazione», ha aggiunto Roberto Lala, presidente OMCeO Roma, il più grande ordine professionale in Europa. «Se non avranno sottoscritto una polizza, i camici bianchi saranno in teoria fuori dal mercato del lavoro, per cui questo diventa un problema globale, non solo di medicina difensiva, ma proprio di salute pubblica. È quindi indispensabile un tavolo di confronto in modo che si risolva una questione che ogni giorno si fa più grave e che incide sui cittadini e sulle cure».