di Manola Di Renzo  

Durante il convegno organizzato dal CnaiForm, l’associazione di formazione del Gruppo Organizzativo Cnai, la dott.ssa Stefania Angelucci, docente e ricercatrice in Biochimica-Università degli Studi «G. d’Annunzio-Chieti-Pescara Dip. Scienze Sperimentali & Cliniche-Scuola di Medicina e della Salute, componente del Comitato Scientifico del CnaiForm, ha illustrato i danni biologici che quotidianamente coinvolgono gli addetti alle cantine.

In effetti le attività del settore terziario, in particolare quelle di tipo agro alimentare (inclusa la produzione vinicola) sono poco analizzate per un’oggettiva difficoltà nell’attuare un controllo delle condizioni di igiene e tutela della salute (sicurezza) sui lavoratori di piccole e medie aziende a carattere artigianale e/o a conduzione familiare.

È sicuramente da sottolineare l’esistenza di un interesse più incentrato sui settori edilizio e metallurgico ove una maggiore preoccupazione è correlata alla numerosità di mano d’opera impiegata e all’incidenza degli infortuni e delle tecnopatie.

La Angelucci ha spiegato che un’ulteriore ragione è data dal carattere stagionale delle attività svolte che rende difficile definire una condizione espositiva verso agenti di rischio presenti negli ambienti di lavoro. Inoltre la fase di trasformazione del prodotto agricolo (l’uva) si concentra nel periodo autunnale con la conseguente difficoltà a raccogliere informazioni relative alle attività praticate dal lavoratore addetto nel restante periodo dell’anno.

Un ultimo punto critico o elemento di incertezza è dato dalla possibilità di svolgere da parte degli addetti (che numericamente risultano essere non superiori alle 5 o 6 unità) mansioni relative a differenti fasi di lavoro, varie e intercambiabili in funzione del ciclo produttivo.

Tutte le succitate ragioni rendono scarsi gli studi volti alla rilevazione di rischi oggettivamente individuabili nelle aziende vitivinicole e di conseguenza limitano la possibilità di divulgare non solo tra gli addetti al lavoro, ma tra i datori di lavoro una cultura anti-infortunistica efficace che rende possibile lo svolgimento del lavoro in condizione di totale sicurezza a fronte della crescente complessità tecnologica degli strumenti di lavoro nei quali resta pur sempre potenziale la copresenza di rischi di ordine ergonomico, fisico, chimico e biologico.