Il fatto che Cina e India siano riuscite ad indebolire l’ultimo accordo sul surriscaldamento globale ha creato frizione con le altre nazioni in via di sviluppo che stanno cercando di intensificare la lotta contro il cambiamento climatico.

Secondo quanto riporta l’Insurance Journal, i due paesi hanno insistito per cambiare parole singole di  un accordo alla conferenza delle Nazioni Unite, che ha coinvolto 190 nazioni il 23 novembre scorso. Piuttosto di “impegnarsi” a diminuire le emissioni di carburante, hanno firmato per  una formulazione che permette più flessibilità nelle loro azioni.

Quelle revisioni last-minute in un meeting che è durato almeno 30 ore hanno sottolineato la riluttanza di Cina e India di unirsi agli altri paesi nel tentativo di riduzione delle emissioni.

L’accordo ottenuto lo scorso weekend a Varsavia ha stabilito i primi passi verso il prossimo maggiore accordo sulla riduzione degli inquinanti ad effetto serra accusati di aumentare la temperatura terrestre. Gli inviati vogliono adottare il pacchetto nel 2015 e portarlo in azione a partire dal 2020, sostituendo il Protocollo di Kyoto, che è stato negoziato nel 1997.

I limiti di Kyoto si applicano solo alle nazioni industriali, lasciando solo le misure volontarie alle nazioni classificate “in via di sviluppo”, come Cina e India.

Da allora, la Cina ha superato gli Stati Uniti come maggiore inquinatore del mondo, e l’India la sta seguendo. Con le emissioni ad un livello record,  le Nazioni Unite affermano che il mondo è sulla buona strada per superare un aumento della temperatura di 2 gradi Celsius entro il 2100, che aumenterebbe il livello dei mari e porterebbe a tempeste ancora più violente.

Questo è catastrofico per le nazioni meno sviluppate, per i piccoli stati insulari e per il continente africano.

In passato, le nazioni in via di sviluppo, sia grandi che piccole, erano unite durante le trattative UN, facendo pressione al mondo industriale perché agisse come prima cosa nella riduzione dell’inquinamento. Ora, la scala delle emissioni  che arrivano dalle maggiori nazioni in via di sviluppo sta allarmando quelle più piccole. Durante le trattative hanno chiesto aiuto ai paesi ricchi per contenere i danni causati dal cambiamento climatico.

Mentre i paesi più piccoli stanno mettendo pressione per un’azione concreta, Cina e India hanno cercato una scappatoia nella natura degli impegni che devono prendersi per l’accordo del 2015. Le 28 nazioni dell’Unione Europea, con gli Stati Uniti, stanno insistendo che tutte le nazioni entrino a far parte del prossimo patto, da quando la crescita dell’inquinamento da parte di Cine e India significa che i limiti di Kyoto ora si applicano a meno del 15 % delle emissioni globali.