di Francesca Gerosa

 

Il downgrade di Moody’s su Carige è l’ennesima tegola che cade sulla banca ligure dopo il niet di Bankitalia al rimborso del prestito ibrido 2003-2013 e l’immediata bocciatura da parte delle agenzie di rating. Moody’s ha tagliato il rating da B2 a B3 portando l’outlook a negativo «a causa dell’ulteriore deterioramento della qualità degli asset e della profittabilità dell’istituto nel terzo trimestre». Gli indici sono più deboli rispetto alla media del sistema bancario italiano: l’istituto tra l’altro nei nove mesi ha perso 1,3 miliardi, mentre i crediti deteriorati erano aumentati di 865 milioni. Moody’s ha osservato che la banca «ha di fronte a sé crescenti sfide per rafforzare il capitale, dal momento che la prevista vendita di asset non-core va a rilento». Infatti Carige, una delle 15 italiane che saranno oggetto dell’esame sulla qualità degli attivi da parte della Bce, a febbraio si è impegnata a raccogliere 800 milioni attraverso la vendita di asset ma finora ha incassato solo 100 milioni. «Qualsiasi deviazione dal rafforzamento pianificato del capitale o un ulteriore deterioramento della qualità dell’attivo e della redditività potrebbero esercitare pressioni al ribasso su tutti i rating della banca», ha avvertito Moody’s. Così ieri gli analisti di Equita non hanno avuto dubbi nel sintetizzare che la banca ha bisogno di un aumento di capitale. Ipotizzando un target di Core Tier 1 fully loaded del 9,5%, arrivano a stimare un fabbisogno di circa 600 milioni, di cui solo 132 milioni, secondo gli analisti, arrivare dalla cessione delle compagnie assicurative. Tenendo conto anche del minor contributo del margine di interesse e del trading, la sim ha ridotto la stima di utile netto 2014 da 95 a 42 milioni. Il nuovo amministratore delegato Piero Montani ha portato in Carige la credibilità che si è costruito nei confronti del mercato durante le sue precedenti esperienze di ristrutturazione. Per cui il vero catalizzatore sarà il nuovo piano industriale, atteso a inizio 2014. Ma il manager dovrà far fronte ad alcune incognite: la debole posizione di mercato fuori dalla Liguria; l’assorbimento di risorse richiesto dalla gestione di un portafoglio di crediti dubbi pari al 200% del capitale; la pressione sul margine di interesse dovuta al rimborso della Ltro (7,4 miliardi); la perdita di fonti di profitto dovuta alle dismissioni. La notizia della bocciatura da parte di Moody’s non ha avuto un impatto sul titoloCarige che ieri ha chiuso a 0,45 euro (+0,75%). Va però segnalato che da inizio anno le azioni della banca genovese hanno perso il 41%. (riproduzione riservata)