di Lucio Sironi

 

Il progetto di espansione di Azimut in Sudamerica è venuto a maturazione in queste ultime settimane. Dopo aver concluso la partnership con la società di gestione Legan, nei giorni scorsi è stata la volta di Futura Invest, società di distribuzione di prodotti finanziari, e di un’altra società di gestione, Lanin Partners, che opera tra Cile e Brasile.

In tutto tre realtà non dotate di grandi numeri, ma che oraAzimut lavorerà per integrare al meglio tra loro e per far crescere in un mercato dall’enorme potenziale di sviluppo. Alla base c’è appunto il modello Azimut, lo stesso che in circa due decenni si è affermato con forza in Italia e che ora l’amministratore delegato Pietro Giuliani cerca di replicare all’estero dal momento che passi analoghi sono stati già fatti in Asia e in particolare in Turchia.

Domanda. Il progetto sudamericano a questo punto è pronto per partire?

Risposta. Direi di sì, anche se le possibilità di sviluppo sono molteplici e da verificare passo dopo passo.

Potranno esserci altre acquisizioni, a seconda delle opportunità, ma l’importante è aver fissato i capisaldi per avviare quell’integrazione tra società prodotto e distribuzione che sono l’ingrediente numero uno del nostro modello, che siamo impegnati a replicare fuori dall’Italia.

D. Le potenzialità di questi nuovi Paesi in cui Azimut sta mettendo il piede?

R. Enormi perché si tratta di un intero continente dove le esigenze finanziarie degli individui sono molto sviluppate, basti pensare al modello dei fondi pensione cileni, guardato con interesse da tutto il mondo, mentre il sistema distributivo invece è totalmente presidiato dalle banche, dove quindi c’è molto spazio per la crescita degli altri canali come le reti di promotori o affini.

D. Quali sono le specificità della vostra ultima acquisizione?

R. Lanin è specializzata nei mercati sudamericani, per ora gestisce solo fondi non domiciliati in Brasile con masse per 95 milioni di dollari. Dal lancio nel giugno 2008 il fondo equity long/short gestito da Lanin, che investe in Brasile, Messico, Cile, Colombia e Perù, ha realizzato una performance del 44% contro un calo del 36% dell’indice Msci Latam Il nuovo fondo Az Legan che stiamo per lanciare potrà beneficiare dell’esperienza di un collaudato team di analisti in grado di coprire tutta l’area sudamericana. Sonia Villalobos, co-fondatrice di Lanin, ha oltre 25 anni di esperienza nell’analisi di aziende in America Latina ed è stato il primo professionista in America Latina a ottenere il certificato Cfa. Mentre Alessandro Citterio, co-fondatore di Lanin, dopo aver lavorato 17 anni a Londra è stato tra i primi a gestire fondi hedge in Cile. Questo fondo brasiliano sarà il primo di molti che saranno lanciati da Lanin con Az Legan.

D. Tra gli obiettivi c’è la distribuzione di prodotti a marchio Azimut su quei mercati?

R. Come negli altri schemi che stiamo sviluppando all’estero, la collaborazione e le linee di sviluppo sono a doppia direzione, in modo che tutti i clienti del gruppo possano beneficiare delle migliori competenze sui mercati in cui siamo in vario modo presenti. In questo modo le sinergie sono massime.

D. Tornando al mercato d’origine, in Italia Azimut periodicamente finisce nel mirino perché buona parte della gamma di fondi e polizze è domiciliata fuori dall’Italia. Come mai?

R. Ormai molti anni fa in Italia sono state poste delle restrizioni alle commissioni di incentivo applicabili ai fondi, pertanto abbiamo introdotto sistemi di pricing differenti: i nostri fondi lussemburghesi presentano spese di gestione più basse e incentivi più elevati, al contrario dei fondi di diritto italiano. La prima soluzione ha il pregio di contenere i costi quando i mercati scendono. Ma l’aspetto centrale è il grado di soddisfazione del cliente, che nel nostro caso è elevato. Nel 2013 il guadagno medio ponderato è attorno al 4%.

D. Nelle scorse settimane avete anche emesso un prestito convertibile per 250 milioni. Eppure avete già a disposizione una liquidità di analoghe dimensioni. Lo scopo di questo prestito?

R. Azimut è in condizioni di crescere anche attraverso acquisizioni di taglia maggiore di quanto fatto finora. Avendo in portafoglio più del 7% di azioni proprie abbiamo pensato di valorizzarle mettendole al servizio di questo prestito, lanciato in una fase di mercato favorevole dal momento che paghiamo il denaro a sette anni solo il 2,125%. In cambio il sottoscrittore potrà acquistare le nostre azioni in questo arco di tempo a 24 euro. Può rivelarsi un buon affare.

D. Quindi avete innalzato a circa 500 milioni la disponibilità in vista di future acquisizioni. Più interessante crescere in Italia o all’estero?

R. Ci piacciono entrambe le soluzioni. Oggi nell’industria italiana del risparmio potrebbero interessarci, per esempio, società di gestione dotate di accordi di distribuzione con istituti di credito. (riproduzione riservata)