Paolo Possamai

Trieste Q uanto può crescere ancora Allianz in Italia? «Abbiamo tutti i numeri per aumentare il nostro peso specifico, anzi lo stiamo già facendo: nel business Auto, nei primi nove mesi i premi sono cresciuti del 3% e la nostra quota di mercato dell’1,4%, in un segmento in forte calo. Credo che potremo puntare, dal 12,8% di oggi, a una quota di mercato del 15%. Abbiamo la macchina, anzi la piattaforma e la possiamo sviluppare molto di più». George Sartorel, amministratore delegato dall’aprile 2010 e in procinto di andare a guidare l’area Asia-Pacifico, indica obiettivi ambiziosi per il gruppo tedesco. E aggiunge che «ci aspettiamo un consolidamento del settore e, se ci saranno opportunità di crescita non organica, le esamineremo ». Ma ci potrebbero essere compagnie da rilevare? «Soltanto se ci fosse qualcosa di veramente attraente. Di sicuro l’azionista ha voglia di investire in Italia, perché abbiamo una squadra efficace e un business profittevole, investimenti importanti e all’avanguardia in particolare sul versante digitale. Tocca al management saper cogliere le occasioni, come abbiamo fatto negli ultimi 3 anni e mezzo con un turnaround che ci ha portati a livelli di assoluta eccellenza nel gruppo». I numeri confermano la tesi, posto che l’Italia è il secondo mercato per Allianz, valendo oltre il 10% dei ricavi consolidati. Il management che opera nel Belpaese rischia persino di trovarsi nella scomoda posizione di “primo della classe”.

I risultati finanziari dei primi 9 mesi del 2013, infatti, parlano di 9,2 miliardi di premi totali (+24,9%), di un utile operativo di 1,07 miliardi (+22,3%), di un utile netto di 745 milioni (+61,6%), di premi Vita in ascesa a 6,3 miliardi (+39,2%), di premi Danni a 2,9 miliardi (+1,5%). Da non trascurare nemmeno l’andamento dei parametri combined ratio (sta al 77,7% e veniva dal 99,6% del 2010), solvency ratio (152%) e il rating A+ (che ovviamente beneficia del fatto che il voto di S&P risale alla AA della holding). Numeri che discendono da una organizzazione, anzi da una radicale riorganizzazione dato che quest’anno sono state integrate le tre reti degli agenti in un unico network Allianz, dopo la fusione delle tre storiche compagnie Lloyd Adriatico, Ras, Subalpina nel 2007. In questo riassetto ci sta pure la creazione di tre nuove direzioni generali, affidate a Giacomo Campora (market & distribution), Tony Bradshaw (insurance products), Maurizio Devescovi (corporate services). Riorganizzazione pure sul versante del modello di business, basato su multi-accesso, crosscanalità e digitalizzazione. L’australiano Sartorel, figlio di emigrati italiani, quando ha esposto un piano che buttava per aria il tradizionale ufficio in cui l’agente aspettava il cliente alla sua scrivania, si è sentito ripetere tante volte una domanda: ma “in between” cosa accadrà? Ossia, nel guado dal vecchio al nuovo modello non potremmo restare fermi e il digitale mettere a rischio posti di lavoro? Rispondono i risultati. Sartorel cita il fatto che Genialloyd ha incrementato di circa un quarto i propri clienti, raggiungendo la soglia di un milione rispetto ai 6 milioni di clienti totali di Allianz Italia (+3,2%). Ma cita pure che la forza della rete vendita è cresciuta e oggi consiste in quasi 18 mila persone (+4,3%) e che il web non solo non ha drenato ma anzi ha portato solo nell’Auto 140mila nuovi clienti alle agenzie. Infatti, i non clienti Allianz che per esempio chiedono un preventivo per la Rc auto via web tramite il modulo fastquote per la stipula vengono inviati alle agenzie. Il che aiuta a spiegare come mai, in un mercato che cede 6,8 punti, Allianz sale del 3% nel segmento motor. E secondo Sartorel anche dinanzi a una Italia costretta a ridurre le garanzie previdenziali e il welfare state in generale, ci saranno opportunità da cogliere. La nuova sfida porta il nome di “modular offer”, in sostanza la costruzione per le famiglie italiane di un pacchetto di garanzie sagomato sulle specifiche esigenze 2 del cliente in tema di infortuni, invalidità, rc capofamiglia e via dicendo, con un premio tarato sulle sue disponibilità (a partire da 30 euro al mese). A proposito della “scassata” Italia, ci sono alcuni numeri che Sartorel tiene a citare per chiarire perché a suo avviso «non è in questione la fiducia verso il Paese che fu dei miei genitori. L’Italia ce la farà. Ci saranno ancora anni di grande difficoltà, poiché occorre trovare nuovi punti di equilibrio con maggiore flessibilità, trasparenza, meno monopoli, meno burocrazia, limitando il peso eccessivo del fisco su aziende e famiglie. Ma l’Italia ha tutti gli elementi per tornare da protagonista e noi ci siamo». Concetto e visione tradotti in operatività significano investimenti. E dunque emerge che Allianz ha un portafoglio di un miliardo dedicato all’Italia per investimenti immobiliari, che il business plan 2014-2016 appena approvato contiene 100 milioni di investimenti aggiuntivi per lo sviluppo della piattaforma digitale, che lo stock di ……………………………………. titoli di Stato italiani ammonta a 28 miliardi di euro contro i 28,2 del 2010, che la compagnia sta preparando per sé due nuove “case”. Ci mette tanti quattrini Allianz per le sue nuove case. Una in effetti, la storica sede di Lloyd Adriatico a Trieste, città in cui nacque peraltro pure Ras, non è nuova ma sarà interamente rinnovata: siamo alla vigilia dell’avvio di un cantiere da circa 40 milioni di euro. La seconda sta dentro a CityLife: Allianz ha acquistato da Generali per circa 300 milioni la torre Isozaki, 50 piani per 202 metri di altezza dove saranno accorpati tutti gli uffici oggi sparsi in sette diverse sedi a Milano. I lavori saranno completati nel 2015. Qui sopra, il nuovo marchio unificato di Allianz In precedenza ce n’erano tre