Luigi Dell’Olio

«L a legge sulle quote rosa ha fatto crescere sensibilmente il numero di donne presenti negli organi direttivi, ma se guardiamo alle aspettative, i risultati non sono certo confortanti». È il pensiero di Paola Schwizer, presidente di Nedcommunity (associazione dei consiglieri indipendenti delle società quotate) e professore ordinario di Economia degli Intermediari finanziari all’Università di Parma. L’ultima relazione della Consob, relativa al consuntivo del primo semestre 2012 indica che il numero delle donne nei consigli di amministrazione e nei collegi aziendali delle società quotate è salito al 17%, più del doppio rispetto al 7,4% di fine 2011. Significa che la legge sulle quote rosa sta funzionando? «Sicuramente ci sono stati dei passi in avanti. Prima dell’introduzione di questa normativa l’Italia era agli ultimi posti in Europa per presenza femminile nei luoghi decisionali, oggi siamo al sesto posto. Tuttavia i numeri raccontano la realtà fino a un certo punto». A cosa si riferisce? «Non basta inserire donne nei board per dire che è cresciuta la qualità dei consigli o dei collegi sindacali: è importante che i criteri di selezione siano trasparenti e meritocratici. Molte aziende italiane hanno evidenziato negli ultimi anni problemi di governance ed è fondamentale scegliere le persone giuste per evitare i problemi del passato, soprattutto in una fase come questa non proprio brillante per l’economia italiana. Aggiungo

che dal prossimo anno entreranno in vigore le normative comunitarie per le banche che introducono a fianco di quelle previste per i singoli consiglieri anche sanzioni per gli enti legate a profili di governance inadeguati». Vede ancora prevalente il sistema della cooptazione? «Indubbiamente si tratta di un problema che coinvolge tutta la società italiana, e non solo le società quotate. Qualcosa si è fatto negli ultimi tempi per aprire le porte alle competenze esterne, espresse dagli indipendenti, ma la strada da fare resta ancora lunga». La stessa Consob rileva, però, che gli amministratori indipendenti contano ormai per il 44% nei cda… «Sì, come dicevo ci stiamo avvicinando agli standard internazionali, ma la ricerca alla quale fa riferimento dice anche che solo il 3,2% delle donne riveste il ruolo di amministratore delegato: le donne in grado di assumere ruoli esecutivi sono certamente molte di più. Dunque, torna il tema della qualità, da abbinare necessariamente a valutazioni quantitative».