di Anna Messia

Rischia di slittare oltre le previsioni la chiusura dell’operazione che prevede il passaggio di mano di Sace, Simest e Fintecna dal ministero del Tesoro a Cassa depositi e prestiti (Cdp). Una cessione che vale circa 10 miliardi di euro e che «ha una valenza industriale», come ha recentemente ricordato l’amministratore delegato di Cdp, Giovanni Gorno Tempini, perché creerà un polo unico per il sostegno delle imprese italiane sia all’estero sia in Italia.

Ma non solo. La cessione sarebbe dovuta servire anche a tagliare una fetta importante del debito pubblico entro l’anno in corso, visto che il corrispettivo incassato dal Tesoro e pagato dalla Cassa è destinato a confluire, in buona parte, nel Fondo per l’ammortamento dei titoli di Stato per la riduzione del debito pubblico. Finora però in quel fondo c’è andato poco più della metà dell’importo previsto.

A inizio novembre Cdp ha pagato infatti al ministero dell’Economia poco più di 5,4 miliardi, ma si trattava di un corrispettivo provvisorio, corrispondente al 60% del patrimonio netto di fine 2011 delle tre società coinvolte nell’operazione: ovvero 3,7 miliardi per Sace, 1,6 miliardi per Fintecna e 109 milioni per Simest, per un totale appunto di 5,4 miliardi.

Per chiudere l’operazione c’è bisogno di un decreto del ministero dell’Economia che dovrà fissare il prezzo definitivo di conguaglio. Un valore che non è affatto escluso possa discostarsi dal quello del patrimonio netto e la stima tra l’altro dovrà ricevere anche il lasciapassare dell’acquirente, ovvero di Cassa depositi e prestiti. Il decreto, almeno in teoria, sarebbe dovuto arrivare entro 60 giorni dall’esercizio del diritto di opzione che il 2 novembre scorso ha portato la Cassa presieduta da Franco Bassanini a rilevare il 100% del capitale di Sace, oltre all’intero capitale di Fintecna e al 76% di Simest (per il resto detenuto dalle principali banche italiane). In pratica entro il 2 gennaio e, considerando le festività di fine anno, restano appena due giorni per tentare di rispettare la scadenza e soprattutto chiudere la cessione entro il 2012. Ma c’è già chi ormai è pronto a scommettere che l’operazione sia destinata a slittare a metà gennaio nonostante i consulenti valutatori, a quanto pare, abbiano già consegnato le perizie. Da una parte c’è Société Générale, che ha ricevuto l’incarico dal Tesoro di stimare il valore sia di Sace sia di Simest. Dall’altra, a lavorare sul dossier Fintecna (quello un po’ più complicato) è stata chiamata Goldman Sachs ed entrambe, secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, avrebbero consegnato le carte in Via XX Settembre. Ma il dossier sarebbe ancora fermo al Comitato Privatizzazioni del ministero guidato da Vittorio Grilli e gli esperti del dicastero, chiamati a esprimersi sulle operazioni di cessione del Tesoro, starebbero ancora studiando la pratica che, salvo sorprese dell’ultima ora, finirà nell’agenda 2013. (riproduzione riservata)