di Lucio Sironi

Come si presentano le famiglie italiane alla fine di questo 2012 che rappresenta per loro il quinto anno di fila di riduzione del reddito reale, sempre più eroso dagli effetti della crisi? Rispetto al periodo 2008-2011 la diminuzione di quest’anno si profila più marcata di quella – grave – del 2,5% che si è vista durante la recessione del 2009, quando la propensione al risparmio era più alta del 3%. Secondo l’ultimo rapporto Censis, negli ultimi due anni 2,5 milioni di famiglie hanno dovuto vendere oro o altri oggetti preziosi per far quadrare i conti. In un panorama così desolante colpiscono i dati trionfali della raccolta di risparmio ottenuta dalle maggiori reti di promotori finanziari, segno che se molti italiani non se la passano bene c’è una parte che invece continua a incassare e a risparmiare. Lo stesso Censis ha calcolato che il numero delle famiglie benestanti in Italia è raddoppiato negli ultimi 20 anni dal 6 al 13%. E lascia stupiti lo stato di salute di cui gode, secondo il presidente dell’Inps, Antonio Mastrapasqua, il sistema pensionistico italiano, da lui definito sostenibile. Quasi da non credervi. Certo, Mastrapasqua spiega che il risultato non sarebbe stato possibile se non si fosse messo mano a una serie di riforme articolate nell’arco dell’ultimo ventennio e la cui sommatoria sta avendo l’effetto di una rivoluzione. L’ultimo principio cardine è che la vita media si è allungata, quindi anche l’età pensionabile si è alzata e dovrà continuare a farlo in futuro in maniera proporzionale. Si lavora più a lungo in quanto si vive più a lungo. Da un lato un meccanismo automatico farà si che più si vive e più sarà necessario lavorare, dall’altro il sistema contributivo dovrebbe fare in modo che un lavoratore potrà ricevere quello che effettivamente avrà versato. Insomma, i tempi sono duri, soprattutto se visti con l’occhio delle cicale del passato, di cui oggi si paga il caro prezzo. Ma l’auspicio è che per l’economia italiana la cura amara attuata dal governo Monti abbia l’effetto che hanno avuto le riforme previdenziali che si sono succedute fino a rendere insperatamente efficiente – si spera in maniera duratura – la previdenza di base italiana. Se però, di fronte a un risparmio che soffoca sotto il peso della crisi e di tante nuove imposte, si potesse pensare anche a qualche incentivo che possa rivitalizzarlo anche in quel segmento di popolazione che oggi non riesce più a farlo, accanto al giusto rigore si porrebbero le basi anche per l’indispensabile ripresa.