di Carlo Giuro

La previdenza integrativa in Italia non ha ancora conquistato abbastanza le donne. Secondo i dati contenuti nell’ultima Relazione della Covip vi è infatti un tasso di partecipazione del 28,7% per gli uomini e del 25,7% per le donne. Gli iscritti di sesso maschile rappresentano il 64,3% (età media 44,6) mentre le donne soltanto il 35,7% (età media 42,8). Proseguendo nella disamina per categoria professionale, nel caso dei lavoratori autonomi si ha un’adesione maschile del 71,3% e femminile del 28,7%; per quel che riguarda i lavoratori dipendenti si ha una ripartizione del 63,7% di partecipazione maschile e 36,3% femminile. Interessante anche la ripartizione territoriale delle adesioni totali: nell’Italia Nord occidentale si concentra il 33,8% degli aderenti maschi e il 35% degli aderenti donne, nel Nordest il 23,9% degli aderenti maschi e il 26% degli aderenti donne, al Centro Italia si concentrano il 20,7% degli aderenti uomini e il 21,3% delle aderenti donne. Infine nell’Italia meridionale e insulare sono presenti il 21,6% degli aderenti maschi e il 17,8% delle aderenti donne. Nei fondi pensione negoziali il 67,3% degli aderenti è uomo contro il 33,6% delle donne; nei fondi pensione aperti il 65,1% degli aderenti è maschio mentre il 34,9% è donna; con riferimento ai pip si ha un 57,4% di aderenti di sesso maschile e un 42,% di sesso femminile e infine nei fondi pensione preesistenti il 66,3% degli aderenti è uomo mentre il 33,7% è donna. Occorre dunque stimolare e incentivare una maggiore partecipazione femminile alle forme di previdenza complementare come più volte auspicato dalla Covip. La stessa Corte dei conti nell’ambito della sua recente Relazione alla gestione finanziaria dell’Inps ha individuato proprio nelle donne, oltre che nei giovani e nei più anziani le categorie più esposte alla precarietà del mercato del lavoro con conseguente rischio previdenziale in termini di adeguatezza delle prestazioni. Emerge allora con sempre maggiore rilevanza la necessità per la platea femminile di fronteggiare per tempo il rischio di sopravvivere al proprio reddito in considerazione del fatto che il tempo in termini finanziari non è un fattore irrilevante. Come provvedere allora? Informarsi sulla propria futura situazione pensionistica, conoscere il funzionamento della previdenza integrativa anche e soprattutto in relazione ai meccanismi di natura finanziaria, scegliere lo strumento più consono alle proprie esigenze personali e caratteristiche lavorative. (riproduzione riservata)