di Domenico Comegna

Nel 2013 rincara il costo della pensione: la riforma Fornero ha elevato l’aliquota contributiva dal 20,09 al 21,39% nel 2012 e ha stabilito un incremento della stessa nella misura pari a 0,45%, per ogni anno successivo, sino a raggiungere (nel 2018) il 24%. Tradotto in cifre, ciò significa che i promotori finanziari il prossimo anno pagheranno come minimo 3.365 euro. Sulla quota di reddito che supera 15.372 euro, occorrerà applicare l’aliquota del 21,84% sino a 45.575 euro e del 22,84% sulla quota eccedente, sino al massimale di 75.959 euro.

In pensione più tardi. Dal momento che si vive più a lungo, occorre andare in pensione più tardi. È questa la filosofia di base che ha ispirato la legge del 2010, con la quale è stato stabilito che i requisiti anagrafici dovranno nel tempo fare riferimento all’incremento della speranza di vita. Il tutto confermato dalla riforma Fornero. Il primo adeguamento è già stato deciso nella misura di 3 mesi in riferimento al periodo 2013-2015. Questo significa che l’anno prossimo l’età pensionabile degli uomini sale a 66 anni e 3 mesi. Per le donne aumenta l’età della pensione. Un discorso a parte va fatto riguardo alle donne, per le quali l’equiparazione dell’età con quella degli uomini era già stata decisa dal precedente governo. La riforma ne ha solo accelerato il cammino. Dal 1° gennaio 2012, infatti, l’età delle donne è bruscamente passata da 60 a 63 anni e mezzo e con l’aggiunta dei 3 mesi (speranza di vita) nel 2013 salirà a 63 anni e 9 mesi.

Anzianità più difficile. A partire dal 2012 per ottenere la pensione prima della vecchiaia occorrono 42 anni ed un 1 mese per gli uomini e 41 anni ed 1 mese per le donne. Tali requisiti sono comunque aumentati di un ulteriore mese per l’anno 2013 e di un altro mese a decorrere dall’anno 2014. Ciò vuol dire che nel 2013, anno in cui, come già detto, si cominciano a innalzare tutti i parametri anagrafici sulla base delle cosiddette speranze di vita, il minimo di contributi richiesto per l’anzianità sarà di 42 anni e 5 mesi per gli uomini e 41 e 5 mesi per le donne. A tal proposito è bene ricordare che, al fine di disincentivare il pensionamento anticipato rispetto a quello di vecchiaia, la manovra Monti-Fornero ha introdotto una misura di riduzione. Qualora si chieda la pensione di anzianità prima dei 62 anni di età, l’assegno verrà corrisposto, per la quota retributiva, con una riduzione pari all’1% per ogni anno di anticipo (riduzione che sale al 2% dal terzo anno in su).

Assegno più leggero. I promotori finanziari che andranno in pensione a partire dal prossimo anno dovranno accontentarsi di un assegno più leggero rispetto a coloro che ci sono andati nel 2012. Nel 2013, infatti, scatteranno i nuovi coefficienti che trasformano in rendita il capitale accumulato con il versamento dei contributi nel corso della vita lavorativa, i moltiplicatori che servono per calcolare l’importo della pensione determinata con il metodo contributivo. Rispetto ai valori utilizzati sino al 2009, i nuovi coefficienti fanno registrare una riduzione che a seconda dell’età di accesso alla pensione varia da un minimo dell’8,8 a un massimo dell’11,4%. Tutto ciò inciderà minimamente per gli «anziani», coloro cioè che possono contare su almeno 18 anni di contribuzione alla data del 31 dicembre 1995, i quali possono beneficiare del vecchio e più favorevole criterio di calcolo retributivo-reddituale per tutta l’anzianità maturata sino al 31 dicembre 2011. Inciderà in maniera negativa, invece, per tutti coloro che presentano modeste anzianità contributive al 31 dicembre del 1995.