Pagina a cura di Duilio Lui  

La fuoriuscita di liquidi inquinanti dalle fabbriche, le ricadute sul territorio delle lavorazioni industriali, i pericoli di incendio o allagamento. I rischi insiti in molte attività economiche sono spesso sottovalutati, salvo poi far scattare l’allarme quando il disastro si è già prodotto, come si è visto nel caso dell’Ilva a Taranto o dell’esplosione di una piattaforma petrolifera di Bp nel Golfo del Messico.

Fatti gravi come questi comportano danni non solo alle persone, ma anche alle cose, spesso compromettendo il proseguimento del business. Sulla mitigazione del rischio puntano le polizze assicurative che si stanno diffondendo negli ultimi mesi sul mercato, nella considerazione che la responsabilità civile non fa sorgere solo l’obbligo di liquidare il danno, ma anche di ripristinare la situazione ex ante.

Costi legati all’analisi dei rischi. L’aspetto dei costi è, con molta probabilità, quello più considerato dalle imprese quando si tratta di prendere una decisione, e il principio vale a maggior ragione in questa fase negativa per i mercati. Tuttavia, quando si considerano polizze di questo tipo è molto difficile indicare un range di prezzo, considerato che la proposta assicurativa è personalizzata e giunge come sintesi della verifica condotta sulle esigenze del singolo contraente: l’esame va condotto caso per caso, in base ai pericoli che ogni fase del processo porta con sé, fissando il livello di accettabilità del rischio residuale e l’entità del massimale che si intende richiedere. Le coperture base in genere riguardano i rischi derivanti tanto da attività produttive che commerciali, di servizi o di bonifica, così da coprire innanzitutto il generico danno ambientale, quindi anche gli eventi accidentali e le spese di messa in sicurezza (in genere con la previsione di certi limiti), oltre ai danni prodotti a terzi, persone o cose che siano. In base alla tipologia di attività svolta e alle caratteristiche dell’azienda si possono poi aggiungere garanzie specifiche, come per i danni prodotti dalle operazioni di carico e scarico con mezzi meccanici, da atti di sabotaggio o fonti di amianto.

Costi sotto la lente. «Le polizze sui rischi ambientali sono poco diffuse in Italia per due motivi principalmente: innanzitutto perché vengono proposti da pochi intermediari e in secondo luogo perché c’è una bassa percezione da parte delle aziende, se si eccettua la copertura dal rischio incendio», spiega Alessandro Lazzari, amministratore di Care Broker. Il fenomeno in realtà non riguarda solo questo ambito, ma tutta la componente danni: «L’Italia detiene la maglia nera con un rapporto raccolta nei rami danni rispetto al pil solo del 2,3%, rispetto alla media europea pari al 4,6%», aggiunge l’esperto. Che prova poi a fornire indicazioni sui prezzi, pur premettendo che «è complicato indicare delle cifre perché le variabili di rischio sono molte e in alcuni casi molto complesse», per cui occorre «un sopralluogo preliminare per valutare obiettivamente la situazione e poi iniziare la preventivazione che sarà in funzione delle esigenze espresse dall’azienda e da quanto rilevato in sede di ispezione». Procedendo per semplificazioni e immaginando di voler assicurare la produzione e il confezionamento di olio d’oliva (senza impiego di solventi infiammabili e senza lavorazione delle sanse) a opera di un’azienda ubicata in provincia di Verona, con un fatturato intorno ai 2 milioni di euro e cinque addetti, con un valore del fabbricato stimato in 1,5 milioni di euro e un valore contenuto di 500 mila euro, il premio annuo lordo si aggira intorno ai 3.700 euro, estendendo le garanzie agli eventi atmosferici e agli atti vandalici e dolosi. Il costo sale di 2 mila euro circa se si considera anche la copertura per la responsabilità civile, con massimali elevati.

© Riproduzione riservata