di Andrea Montanari

La Cassa Depositi e Prestiti, attraverso il Fondo Strategico Italiano, si appresta a fare il suo ingresso nell’azionariato delle Generali. Ieri, infatti, come nelle attese della vigilia, il Consiglio superiore della Banca d’Italia ha dato il via libera alla proposta di conferire a Fsi la quota del 4,5% (vale all’incirca 900 milioni) detenuta nel Leone di Trieste. Oggi toccherà agli organi della Cdp prendere atto e deliberare l’operazione. Dopodiché da Via Nazionale saranno svelati «con completezza e trasparenza» tutti i dettagli dell’affare. Ma solo a mercati chiusi, come trapelato ieri da ambienti vicini all’istituzione guidata dal governatore Ignazio Visco. In questo modo si dirimerà la questione relativa al potenziale conflitto d’interessi che si sarebbe venuto a creare a partire da gennaio, nel momento in cui l’Authority assumerà anche la supervisione delle compagnie assicurative attraverso l’Ivass, della quale il direttore generale di Bankitalia, Fabrizio Saccomanni, sarà presidente. «Mi sento molto tranquillo, sarebbe stato diverso in un’ottica di breve periodo ma considerato che sarà un investimento di medio termine questo dovrebbe dare a garanzie a Generali», ha commentato ieri a caldo Federico Ghizzoni, ad di Unicredit, primo azionista di Mediobanca. Adesso quindi l’attesa è tutta sulle caratteristiche del passaggio della quota da via Nazionale a Fsi. Ma a quanto sembra con ogni probabilità la gestione della partecipazione resterà immutata, ovvero così come finora Bankitalia è stata silente e non ha mai chiesto posti in cda, né tantomeno inciso sulla governance della compagnia, così si comporterà il veicolo d’investimento promosso dalla Cdp. Che in futuro dovrebbe sposare la linea di Assogestioni in assemblea. Ieri, intanto, è emerso che nell’ambito della già annunciata revisione delle proprie attività per concentrarsi sul business assicurativo, il Leone «ha avviato un’analisi puntuale di tutto il portafoglio di investimenti», si legge nella nota diffusa su richiesta della Consob dopo le anticipazioni riportare dal Corriere della Sera. «Il 14 dicembre scorso sono state quindi portate all’attenzione del comitato controllo e rischi e poi al cda le valutazioni aggiornate di alcuni investimenti in private equity e fondi alternativi, per avviare la verifica della valorizzazione di tali asset e l’analisi della governance attuale del processo di investimento », specificano dalle Generali. «Sono stati in particolare trattati gli investimenti del fondo lussemburghese e dei fondi gestiti da Vei e Rhone ». Dall’analisi di questa classe di investimenti è emerso «che gli eventuali impatti economici e finanziari, oggi non precisamente determinabili, non sono tali da incidere significativamente sul patrimonio aziendale». E comunque il board guidato dall’ad Mario Greco, conferma di voler «avviare analoghe analisi su tutte le altre classi di investimento». Non saranno invece avviate azioni di responsabilità nei confronti del vecchio management capitanato da Giovanni Perissinotto proprio in merito a investimenti come quelli con Palladio Finanziaria (Veicapital) e quelli con gli Amenduni e Finint. Va infine registrato che Moody’s ha messo sotto osservazione in vista di un possibile downgrade il rating di Baa2 sui bond delle Generali. La decisione fa seguito alla riorganizzazione delle attività italiane annunciata dal gruppo venerdì scorso. Resta per ora inalterato il rating assegnato alla compagnia. (riproduzione riservata)