Per mantenere l’irrinunciabile diritto alla salute la sanità pubblica ha un assoluto bisogno di assistenza complementare e i fondi pensione possono fare da polo aggregante. Parola di Sergio Corbello, presidente di Assoprevidenza, che osserva: «In questa prospettiva va rapidamente avviato un nuovo modello di welfare integrato, con la convergenza nell’ambito di un unico soggetto giuridico di prestazioni pensionistiche complementari, integrative sanitarie e coperture long term care contro i rischi legati all’inabilità, che si accentuano con l’età». Domanda. In che cosa consiste il welfare integrato? Risposta. L’invecchiamento del Paese esige di avere una sanità complementare che sia in stretta connessione con la previdenza complementare, il tutto arricchito dalle coperture long term care. Avremmo in sostanza un fondo della previdenza complessivo e in questo senso il ruolo dei fondi pensione è centrale. D. In che senso? R. Oggi i fondi pensione non possono operare nel settore della sanità e dell’assistenza perché nella normativa del ‘93 è previsto che si debbano occupare solo di previdenza. Ma è chiaro che avere fondi pensione complementari che, con tutte le separazioni del caso, offrano coperture di assistenza e sanità integrativa sarebbe un bel risparmio e produrrebbe economie di scala innegabili. Paradossalmente l’assistenza complementare, che è facilmente comprensibile a tutti, farebbe da traino anche alla previdenza integrativa. D. Per il cittadino questo sistema comporterebbe costi maggiori? R. Si tratta di riqualificare la spesa, passando dal concetto di spesa individuale a quello di spesa collettiva con quote di mutualità e solidarietà. In questo modo faremmo emergere realtà sommerse. Un esempio sono le badanti. Inoltre se le coperture long term care fossero diffuse, costerebbero veramente poco. D. Come si può intervenire? R. Noi operatori del settore previdenziale, assieme ai rappresentanti del mondo assicurativo, dobbiamo arrivare uniti a una proposta da avanzare al prossimo governo che razionalizzi la spesa per il welfare, che ottimizzi le risorse facendole emergere e che moltiplichi le coperture, senza aumentare i costi per il privato e per il pubblico. Pensiamo, per esempio, alle coperture contro il rischio di non autosufficienza. Con un sistema di long term care diffuso al posto della rendita, può essere messa a disposizione al soggetto inabile una rete di servizi con ricadute positive anche sull’occupazione. Inoltre valorizzare di più quello che le famiglie spendono per l’assistenza ha effetti positivi anche sulla qualità dei servizi richiesti. (riproduzione riservata)