E’ stata presentata a Roma presso l’Auditorium dell’Ara Pacis la seconda indagine sulle prospettive del welfare “Le nuove tutele oltre la crisi: il welfare possibile per giovani, migranti e non autosufficienti”, realizzata dal Censis per il Forum Ania-Consumatori (fondazione promossa dall’Ania per rendere sistematico il dialogo tra imprese di assicurazione e consumatori).
L’indagine, informa una nota, è illustrata da Francesco Maietta (responsabile politiche sociali del Censis) e viene discussa da rappresentanti delle imprese e delle associazioni dei consumatori, nonché da esponenti del mondo accademico, associazionistico e giovanile. Intervengono Silvano Andriani (presidente Forum Ania-Consumatori), Giuseppe De Rita (presidente Censis), Maria Bianca Farina (vice presidente Ania), Pietro Praderi (presidente lega consumatori e vice presidente Forum Ania-consumatori), Antonio Longo (presidente movimento difesa del cittadino), Guglielmo Weber (ordinario università degli Studi di Padova), José Luis Rhi-Sausi (direttore Centro Studi Politica Internazionale), Alberto Antonio Capraro (smministratore Cooperativa Officine Cantelmo).
Dalla ricerca si apprende che il sistema di welfare funziona male e che la sfiducia dei cittadini cresce: il 63% ritiene che il sistema non offre una buona copertura per i diversi rischi, per il 75% non riesce a contenere le diseguaglianze sociali, per il 78,9% costa troppo al bilancio pubblico.
Il 63,6% degli italiani pensa che nel futuro l’ampiezza della copertura pubblica avrà una contrazione. Per tutelarsi dal rischio di eventi imprevisti l’83,9% cercherà di risparmiare, l’80,4% di assumere comportamenti molto cauti, il 76% confida nella capacità di adattamento della famiglia, altri invece ritengono opportuno l’utilizzo di strumenti specifici come le polizze danni (32,3%), le polizze vita o i fondi pensione (30,4%). Già ora le forme di autotutela privata raggiungono un valore di quasi 28 mld di euro annui per la spesa sanitaria privata (+2,3% nel periodo 2008-2011) e di circa 11 mld di euro per l’assistenza privata per anziani e non autosufficienti.
Il 54% dei cittadini ritiene opportuno razionalizzare il welfare pubblico, selezionando i servizi e gli interventi necessari alla popolazione e tagliando il resto. Per l’86% è necessario far pagare il welfare in relazione al reddito delle persone che lo utilizzano. In questo quadro generale, si aggrava l’asimmetria tra la copertura di welfare e i bisogni di alcuni specifici gruppi sociali. Le zone d’ombra della protezione sociale riguardano i “Neet” (giovani che non lavorano, non studiano e non cercano occupazione), i nuovi bisogni di tutela dei migranti e la non autosufficienza degli anziani.
Gli anziani non autosufficienti secondo stime del Censis ammontano attualmente a 2,2 mln, il 3,9% del totale della popolazione italiana. Gran parte degli italiani sottolinea l’importanza del potenziamento dei servizi di assistenza: il 43,8% indica l’assistenza domiciliare, il 34,1% richiede soluzioni di sostegno economico diretto alle famiglie. La maggioranza della popolazione e’ ormai convinta che per affrontare la non autosufficienza dovrà contare solo sulle proprie forze, perché i costi sono alti e la copertura pubblica scarsa. Solo il 15,2% ritiene sufficienti gli attuali servizi pubblici.
Sono oltre 6,9 mln (il 52,9%) i giovani di 18-34 anni che vivono con almeno un genitore, mentre i “Neet” sono 3,2 mln, il 23,9% della popolazione con età compresa tra 15 e 34 anni. Il 60% degli intervistati pensa che sia ingiusto pagare meno o dare meno tutele ai giovani che entrano per la prima volta nel mercato del lavoro. Riguardo gli interventi per i quali sarebbe importante migliorare il welfare attuale con nuovi strumenti monetari oltre il 37% dei giovani richiama la precarietà del lavoro, il 29,2% la perdita dell’occupazione e il 33,6% la disoccupazione di lunga durata.
Considerando i servizi di welfare cui si accede tramite lo strumento Isee, i migranti richiedono più asili nido e scuola rispetto alle famiglie tradizionali (richiesti dal 44,8% contro il 30,3% degli italiani, che si concentrano sui servizi socio-sanitari). Il 48% degli italiani pensa che i migranti prendano più di quello che danno al sistema di welfare, mentre solo il 16% ritiene che questa popolazione dia più di quel che riceva in cambio.