di Daniele Cirioli  

Dal 2013 si andrà in pensione tre mesi più tardi. A ufficializzare per la prima volta l’adeguamento dei requisiti pensionistici (tutte le pensioni) alla speranza di vita è il dm 6 dicembre del ministero dell’economia, pubblicato sulla G.U. n. 289 del 13 dicembre. Il provvedimento rende nota la misura della variazione media della speranza di vita all’età di 65 anni registrata tra il 2007 e 2010. Poiché è risultata di cinque mesi, quindi superiore alla variazione massima consentita (tre mesi) dalla legge, i requisiti pensionistici aumentano soltanto di tre mesi. I prossimi adeguamenti, triennali, ci saranno nel 2016 e 2019; dal 2021, per effetto del dl n. 201/2011, gli adeguamenti saranno biennali.

La speranza di vita. È il particolare automatismo che prevede l’aggiornamento continuo dei requisiti di pensionamento. In sostanza, si fa dipendere l’accesso alla pensione dalla probabilità di vita e di morte: è questa la speranza di vita e misura, statisticamente, la probabilità che un uomo o una donna di 65 anni ha di campare ancora. Se la probabilità cresce (se cioè aumentano gli anni ancora attesi di vita), anche l’età di pensionamento si allontana della stessa misura. Il via a questo nuovo automatismo sarebbe dovuto scattare dal 1° gennaio 2015; la manovra estiva (legge n. 111/2011) l’ha anticipato al 2013, con cadenza triennale. La manovra Monti, infine, ha lasciato inalterate le regole fino al 2019; per il dopo, invece, ha stabilito che l’adeguamento dovrà avere cadenza biennale e non più triennale.

Occorre lavorare tre mesi in più. L’aspetto originale del meccanismo della speranza di vita è che presenta effetti ripetitivi nel tempo. Ogni tre anni, infatti, si procede alla verifica della variazione Istat della speranza di vita e, se questa aumenta, conseguentemente e automaticamente aumentano anche i requisiti per la pensione. Finora è stato supposto l’incremento di tre mesi a partire dal 2013 sulla base del fatto che il dl n. 78/2010 (che ha disciplinato la speranza di vita) prevede un limite, per il primo adeguamento, proprio a tre mesi. Adesso è ufficiale: il dm 6 dicembre rende nota la variazione della speranza di vita tra il 2007 e il 2010 pari a cinque mesi, quindi oltre il limite di tre mesi e, di conseguenza, stabilisce che tutti i requisiti di pensione, dal 1° gennaio 2013, sono incrementati di un trimestre. All’atto pratico, deriva che nel 2013 i lavoratori dipendenti e autonomi e i dipendenti pubblici potranno andare in pensione a 66 anni e tre mesi; le donne del settore privato, invece, potranno andare in pensione a 62 anni e tre mesi nel 2013, a 63 anni e nove mesi nel biennio 2014-2015; le donne lavoratrici autonome potranno andare in pensione a 63 anni e nove mesi nel 2013, a 64 anni e nove mesi nel biennio 2014-2015. Infine, per andare in pensione anticipata dal 2013 occorrerà maturare 42 anni e cinque mesi e 42 anni e sei mesi a partire dal 2014 (le donne un anno in meno).