Generali e Axa sarebbero in shortlist per accaparrarsi gli asset assicurativi che Hsbc si accinge a vendere. Le indiscrezioni, circolate ieri e provenienti da fonti vicine al dossier, fanno riferimento ad alcuni business che il colosso bancario ha messo in vendita dallo scorso settembre, con l’intento di ricavare dalla dismissione circa 1 miliardo di dollari. Hsbc possiede business assicurativi danni in Asia, in alcuni Paesi latinoamericani e in Francia. Sebbene Hsbc preferisca vendere in un unico lotto, è possibile anche che proceda con cessioni distinte su base geografica, nel caso in cui riceva offerte più generose per le singole divisioni Non è ancora chiaro se i due gruppi selezionati abbiano presentato offerte d’acquisto per i singoli business o per l’intero pacchetto. Il secondo round di offerta è previsto per fine dicembre, afferma una delle fonti. Hsbc distribuisce prodotti assicurativi a Panama, in Honduras, El Salvador, Argentina, Messico e Francia. Ma il grosso dei premi li raccoglie dalle divisioni di Hong Kong e Singapore. Nel 2010, secondo quanto si legge nel bilancio di Hsbc, i premi dall’attività di assicurazioni danni si sono attestati a 1,3 miliardi di dollari. Il business assicurativo ha generato un utile ante imposte di circa 250 milioni di dollari. La vendita pianificata da Hsbc arriva con un timing non felicissimo, considerati i chiari di luna della crisi del debito in Europa, che sta costringendo le istituzioni finanziarie a rafforzare i ratio patrimoniali e a trattenere la liquidità. Questo comporterà, probabilmente, che la vendita frutti meno di quanto inizialmente sperato, intorno ai 750 milioni di dollari. «È stata lanciata nel peggior momento possibile, quando tutti i potenziali offerenti europei hanno altro a cui pensare. Questo rende tutto molto più difficoltoso », ha detto una delle fonti a Reuters. «Inoltre, il business assicurativo danni non è attraente come il vita, di conseguenza gli oepratori sono più riluttanti a presentare delle offerte», ha aggiunto. Il colosso di credito sta perseguendo un piano di dismissioni non strategiche varato dal ceo Stuart Gulliver, con l’obiettivo di tagliare 3,5 miliardi di dollari in costi e ridare smalto ai profitti. G.G.F.