di Luigi Chiarello  

Stop alle polizze assicurative che le banche impongono ai loro clienti al momento della stipula di un contratto di mutuo. Cancellazione delle spese di gestione a carico della clientela che supera il limite di fido. E, in caso di affidamenti e sconfinamenti, commissioni proporzionate alla somma erogata e mai superiori allo 0,5% della somma a disposizione del cliente.

E addio a qualsiasi addebito a titolo di rimborso spese. E quanto prevedono alcuni emendamenti al decreto Monti, approvati alle commissioni bilancio e finanze della camera.

Polizze e mutui. Un primo emendamento approvato bolla come «pratica commerciale scorretta», quella attuata da diversi istituti di credito che, ai fini della stipula di un contratto di mutuo, hanno obbligato i clienti a sottoscrivere polizze assicurative erogate dalle stesse banche. L’emendamento approvato, oltre ad agire sui contratti di mutuo stipulati in futuro, apre la strada alla possibilità di contenziosi sul pregresso. Negli ultimi anni, infatti, molte banche, per recuperare marginalità a causa dei tassi d’interesse ai minimi, vincolano la stipula di nuovi contratti di mutuo o le operazioni di surroga a polizze assicurative a copertura dei rischi vita o da lavoro del mutuatario.

Fido. Sempre in materia di credito, un altro emendamento, che ha incassato il via libera dei parlamentari riguarda affidamenti e sconfinamenti. In base a questa norma, i contratti di apertura di credito potranno prevedere in futuro «quali uniche forme di remunerazione, una commissione onnicomprensiva calcolata in maniera proporzionale rispetto alla somma messa a disposizione del cliente e un tasso di interesse debitore sulle somme prelevate». In sostanza, le commissioni dovranno essere proporzionate al credito erogato e, recita l’emendamento, non potranno superare un tetto ben preciso, fissato nello «0,5%, per trimestre, della somma messa a disposizione del cliente»; tutto ciò ovviamente con la precisa disposizione «dell’esclusione di qualsiasi addebito a titolo di rimborso spese».

Di più; il parlamento taglia anche i costi per chi va oltre il limite di fido. In futuro, i contratti di conto corrente e apertura di credito, non dovranno più prevedere alcun addebito a carico della clientela a titolo di rimborso spese in caso di sconfinamenti. In questi casi, l’unica remunerazione consentita alle banche «in assenza di affidamento» sarà il tasso di interesse debitore sull’ammontare dello sconfinamento stesso.

I deputati usano poi l’accetta per tutte le altre clausole inserite nei contratti di stipula del conto corrente, che non siano coerenti con le nuove disposizioni. E scrivono nero su bianco che «le clausole che prevedono forme di remunerazione diverse o non conformi» rispetto a quanto stabilito dal decreto Monti saranno immediatamente considerate «nulle».

La camera delega quindi la Banca d’Italia ad adottare tutte le disposizioni necessarie affinché le nuove norme siano applicate a tutti i «contratti per i quali si pongono esigenze analoghe di tutela del cliente». Ma l’emendamento in questione letteralmente prescrive anche che «i contratti in corso» alla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto Monti, siano integralmente «adeguati» alle disposizioni suddette «entro il 30 settembre 2011». Molto probabilmente, si tratta di un errore materiale, che plausibilmente sarà corretto in sede di lavoro parlamentare.