Gli infortuni sul lavoro in Puglia nel 2010 sono stati 35.296, 936 in meno rispetto all’anno precedente, pari a una flessione percentuale del 2,6%. Il trend in diminuzione è coerente con l’andamento registrato negli ultimi anni, anche se va valutato tenendo presente che la modesta ripresa nazionale delle attività in Puglia non c’è stata e che l’occupazione è diminuita di un ulteriore 1,2% rispetto al 2009. Come emerge dal nuovo Rapporto annuale regionale INAIL, presentato venerdì scorso a Bari alla presenza dei rappresentanti delle parti sociali e delle istituzioni locali, la Puglia resta, oltretutto, ai primi posti per la frequenza infortunistica, collocandosi in quinta posizione in questa poco invidiabile classifica dopo Umbria, Emilia Romagna, Bolzano e Friuli Venezia Giulia.

Meno incidenti in ambiente di lavoro. Sotto il profilo delle modalità di accadimento, gli infortuni del 2010 vedono una percentuale di calo maggiore fra quelli avvenuti in ambiente di lavoro (-2,4%) o in itinere, ovvero nel percorso casa-lavoro-casa, per i quali è stata rilevata una riduzione del 4,9% rispetto al 2009, mentre quelli legati alla circolazione stradale in occasione di lavoro sono stati 34 in più (+1,5%). Dal punto di vista delle diverse realtà provinciali, invece, Bari è al primo posto in quanto a numero di infortuni in tutti i settori di attività, fatta eccezione per l’industria dei metalli, in cui spicca il dato di 1.230 infortuni avvenuti in provincia di Taranto.

Casi mortali in controtendenza. Mentre in Italia nel 2010 il numero dei morti sul lavoro è sceso per la prima volta sotto quota mille, in Puglia, dopo anni di flessione costante, i casi mortali hanno ripreso a salire. I lavoratori che hanno perso la vita, infatti, sono stati 75, cinque in più rispetto all’anno precedente (+7,1). I dati provvisori del primo semestre di quest’anno, però, appaiono più confortanti, in quanto mostrano che il numero degli incidenti mortali è sensibilmente diminuito rispetto al corrispondente semestre del 2010. “Tenendo conto delle proiezioni 2011 – ha precisato a questo proposito il direttore regionale INAIL, Mario Longo – la lettura del dato consolidato se da un lato ci offre uno spiraglio positivo, dall’altro evidenzia quanto sia indispensabile proseguire nei percorsi di contrasto con l’impegno di sempre e tramite alleanze ancora più strutturate con i nostri interlocutori territoriali”. Resta ancora alto, inoltre, il numero degli infortuni mortali avvenuti sulla strada: sommando quelli in itinere (22) con quelli da circolazione stradale (21), il numero che si ottiene è superiore agli eventi verificatisi in ambiente di lavoro ordinario (32).

Sei vittime tra gli stranieri. Gli stranieri residenti in Puglia nel 2010 erano pari a circa il 2% della popolazione complessiva, con un incremento costante negli ultimi anni. Il primato del maggior numero di infortuni sul lavoro occorsi a lavoratori stranieri ancora una volta spetta alla Germania (281) e alla Svizzera (236), per quel fenomeno di immigrazione “a rotazione” in base alla quale i figli e i nipoti di coloro che nel dopoguerra parteciparono ai flussi migratori verso questi Paesi sono successivamente ritornati in Italia per ragioni familiari, affettive e anche di opportunità. Nella classifica seguono i lavoratori rumeni (224) e albanesi (223), che dal punto di vista numerico rappresentano la maggiore presenza sul territorio. Dei sei lavoratori stranieri che hanno perso la vita in Puglia nel 2010, uno in meno rispetto al 2009, tre erano albanesi e due rumeni.

Malattie professionali in crescita del 3,4%. In Puglia, in linea con il trend degli anni precedenti e con il dato registrato a livello nazionale, nel 2010 le denunce di malattie professionali sono aumentate del 3,4%. L’industria e i servizi figurano al primo posto con 1.724 denunce, seguite dall’agricoltura (226) e dalla gestione per conto dei dipendenti pubblici (62). Entrando nel dettaglio della tipologia della tecnopatia, spicca l’emersione delle patologie osteo-articolari e muscolo-tendinee, favorita dall’introduzione della nuova tabellazione, con l’inversione dell’onere della prova a favore dell’infortunato che ne è conseguita.

Fonte: INAIL