Il Joint Cargo Committee di Londra ha di recente approfondito il tema della pirateria nelle assicurazioni merci che – diversamente dall’impostazione adottata nel settore corpi – viene assicurata quale rischio ordinario,  senza previsione di sovrappremi per navigazione nelle zone esposte, quantomeno nell’ambito delle clausole “all risks” (Institute Cargo Clause “A” e clausole analoghe) che sono quelle più utilizzate nel comparto.

Le preoccupanti prospettive di crescita del fenomeno –  in termini di numeri di attacchi, di importi e di aree interessate – ha portato gli assicuratori cargo ad una riconsiderazione del problema. Tra le diverse ipotesi prese in esame – accanto alla totale esclusione del rischio “piracy” dalla garanzia oppure alla sua eliminazione dalla copertura base con “reinclusione” tramite apposita clausola – la  soluzione ritenuta più valida dal mercato assicurativo merci internazionale è risultata essere l’adozione di un meccanismo che fosse in grado di consentire agli assicuratori merci di monitorare le proprie esposizioni nell’ambito del quadro esistente di polizza.

Tale obiettivo è stato conseguito tramite un duplice strumento: l’introduzione sul mercato internazionale di una nuova Global Cargo Watch List Clause (JC 2011/017) che impone – ai fini del mantenimento della copertura per i rischi monitorati dalla Global Cargo Watch List, vale a dire i rischi guerra, scioperi e pirateria – la notifica di tutti i viaggi che implichino la navigazione nelle acque delle aree geografiche classificate a rischio “Elevated”, “High” o “Severe”; l’inclusione nella Global Cargo Watch List della Exclusive Analysis di una nuova colonna per evidenziare la presenza del rischio “piracy” in determinate aree geografiche (da utilizzare solo in connessione con la nuova clausola JC 2011/017).

Naturalmente l’adozione della clausola è lasciata alla libera negoziazione tra le parti interessate.

Si allegano il testo della clausola adottata dal mercato inglese unitamente ad una libera traduzione della stessa in italiano nonchè l’ultima versione della GCWL ove il rischio “piracy” appare riferito alle zone del Golfo di Aden e del Golfo di Guinea.

Fonte: ANIA