Nel mese di novembre i premi per nuove polizze individuali sulla vita raccolti in Italia da imprese italiane e rappresentanze di imprese extra-U.E., comprensivi dei premi unici aggiuntivi, sono stati pari a € 3,8 mld, in calo del 22,2% rispetto allo stesso mese del 2010 (le variazioni annue sono calcolate a termini omogenei). Da gennaio, si legge nella consueta statistica dell’ANIA,  l’ammontare di nuovi premi emessi ha raggiunto € 49,2 mld, il 28,1% in meno rispetto ai volumi raggiunti nello stesso periodo del 2010.

Includendo anche l’attività del campione delle imprese U.E., nel mese di novembre i nuovi premi complessivi sono stati pari a € 4,0 mld (-25,3% rispetto allo stesso mese del 2010), mentre da inizio anno hanno raggiunto € 55,1 mld, con una contrazione del 25,8% rispetto all’anno precedente.

Relativamente alle imprese italiane ed extra U.E., i premi afferenti a nuove polizze tradizionali di ramo I e V continuano ad essere in calo nel mese di novembre rispetto allo stesso mese del 2010, mantenendosi, comunque, su livelli assoluti elevati.

Essi rappresentano l’85% del totale, risultando la scelta prevalente degli assicurati. I prodotti “linked” costituiscono la quasi totalità della nuova produzione residua e registrano anche nel mese di novembre volumi importanti soprattutto con riferimento alle index-linked, la cui nuova produzione era stata nulla nel mese di novembre dell’anno precedente. Anche i contributi relativi a nuove adesioni individuali a forme previdenziali crescono rispetto allo stesso mese del 2010, portando l’incremento da inizio anno al 13,3%. Il

numero delle polizze/adesioni da gennaio ha raggiunto 2,8 milioni, in diminuzione dell’8,8% rispetto allo stesso periodo del 2010. Si evidenzia, inoltre, che il 14% delle imprese, rappresentative dell’11% del mercato in termini di premi, ha registrato nel mese di novembre una raccolta superiore all’analogo periodo

dell’anno precedente e che circa il 48% (per una quota premi pari al 51%) ha ottenuto un risultato  superiore alla variazione media di tutte le imprese italiane ed extra-U.E. (-28,1%).

Da inizio anno, la tipologia di contratto a premio unico costituisce la modalità di versamento più prescelta dagli assicurati, per una quota pari al 95% del totale in termini di premi e al 57% in termini di numero di polizze. Sempre da inizio anno l’importo medio dei premi unici è stato di circa € 29.400 mentre quello dei

premi annui e ricorrenti ha raggiunto rispettivamente il valore di € 1.150 e € 3.500. Calcolando i premi mediante una misura che consente di standardizzare l’ammontare di premi unici e periodici, come l’Annual Premium Equivalent (APE) – pari alla somma tra premi annui, considerati per il 100% del loro importo, e premi unici divisi per la durata dei relativi contratti convenzionalmente posta pari a 10 anni – il decremento del volume premi da inizio anno si riduce dal 28,1% al 24,4%.

La maggior parte della nuova produzione deriva dalla raccolta effettuata mediante reti finanziarie (sportelli bancari e postali e promotori finanziari), alle quali afferisce l’85% dei premi emessi da gennaio. Nel dettaglio, gli sportelli bancari e postali mantengono anche nel mese di novembre la quota prevalente di raccolta, raggiungendo da inizio anno volumi superiori al 70% del totale, seppure in calo significativo rispetto al 2010. Negativo, ma in misura inferiore, il tasso di variazione delle reti agenziali sia nel mese che da inizio anno. I volumi di nuovi affari intermediati dai promotori finanziari risultano in calo rispetto a novembre 2010, contrazione che si accentua ed è più marcata rispetto agli altri canali se calcolata da inizio anno. La ripartizione dei premi per canale evidenzia come le reti finanziarie abbiano collocato quasi esclusivamente premi unici mentre le reti assicurative raccolgono anche una quota significativa di premi periodici. Calcolando i premi da inizio anno mediante la misura APE sopra descritta, lo scostamento della quota raccolta dalle diverse reti si riduce: la quota riconducibile alle reti finanziarie passa dall’85% al 73% mentre quella afferente alle reti assicurative salirebbe dal 15% al 26%.