di Andrea Di Biase

Che Niccolò Lucchini, il professionista ticinese che figura quale presidente delle due società panamensi Regional Control e Hubbard Corp controllate da The Heritage Trust, che assieme detengono oltre il 2% di Premafin, sia stato fino al marzo 2008 segretario della Fondazione Giancarla Vollaro è un fatto incontestabile.

Così come è a prova di smentita il fatto che nel 2003, dopo la firma della lettera di intenti tra il gruppo Fondiaria-Sai e Swiss Life per costituire una joint venture nelle polizze Vita sul mercato italiano, l’avvocato svizzero Pierfranco Riva, che sempre fino al 2008 è stato presidente della Fondazione Vollaro, è stato designato dalla compagnia controllata dalla famiglia Ligresti nel cda del gruppo assicurativo elvetico. Di qui ad affermare che la Fondazione, costituita a Lugano nel marzo del 1995 dall’ex presidente di Mediobanca, Enrico Cuccia, in memoria della sua ex segretaria, con lo scopo di finanziare la ricerca medica in campo oncologico, possa essere in qualche modo ricollegabile ai soci occulti di Premafin ce ne corre. Anzi, stando alle informazioni, seppur parziali (visto che non è stato ancora possibile prendere visione dei bilanci dell’ente) la Fondazione, di cui va ampiamente sottolineata l’opera meritoria, non solo non è legata alla struttura di scatole offshore che assieme detengono il 20% della holding dei Ligresti, ma non sarebbe nemmeno mai stata finanziata con fondi provenienti da tali società o dal trust con sede a Bahamas cui fanno capo. Non ci sarebbe dunque la Fondazione Vollaro tra gli enti benefici attivi nel campo della ricerca medica che Giancarlo De Filippo, il gestore del The Heritage Trust, aveva quali potenziali beneficiari del trust stesso. Così almeno ha assicurato l’avvocato Riva contattato telefonicamente da MF-Milano Finanza.

Per finanziare la propria attività, che consiste principalmente nell’erogazione di borse di studio per ricercatori avanzati, sussidi di pubblicazione, finanziamenti a specifici progetti di ricerca, la Fondazione, che nel 2008 ha spostato la propria sede da Lugano a Milano, ottenendo il riconoscimento della personalità giuridica da parte della Prefettura, può contare su un patrimonio di circa 2 milioni di euro. Un patrimonio costituito da un lascito della signora Vollaro, successivamente integrato da un versamento di Mediobanca, e dalle liberalità che continuano ad affluire ancora oggi nelle casse della Fondazione da importanti gruppi industriali e finanziari italiani, comePirelli, Generali, Italmobiliare e Ifil-Exor, e da soggetti privati (Cerutti, Lucchini, Bertazzoni, Gavio, Marzotto, Ponzellini, Maccanico, solo per citarne alcuni).

Dalla sua costituzione, la Fondazione, nel cui cda siedono attualmente il presidente diMediobanca, Renato Pagliaro, il figlio di Vincenzo Maranghi, Piero, e il vicepresidente di Unicredit, Fabrizio Palenzona, ha erogato borse di studio e sussidi per oltre1,2 milioni. Secondo quanto riportato sul sito internet dell’Istituto europeo di oncologia (altra istituzione che gravita nell’orbita di Mediobanca), attualmente la Fondazione sta finanziando tre borse di studio per complessivi 100 mila euro annui, destinate a un progetto di ricerca decennale (avviato nel 2007) svolto presso lo stesso Ieo, intitolato Cellule staminali neoplastiche e terapie innovative, una borsa di studio triennale (rinnovabile per due successivi cicli) di 50 mila euro annui per un progetto di ricerca avviato nel 2007 in collaborazione con l’Università degli Studi di Milano e l’Ospedale Niguarda, sui meccanismi d’azione delle radiazioni a livello dei tumori del sistema nervoso, e una borsa di studio triennale di oltre 42 mila euro per un progetto di ricerca coordinato, a partire dal 2007, dall’Università degli Studi di Milano, e dedicato allo sviluppo di nuove terapie di cura dei tumori a carico del sistema nervoso.

Dall’aprile 2009, la Fondazione Vollaro è stata inserita nell’elenco predisposto in base a un decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, quale «istituzione avente per oggetto lo svolgimento e la promozione delle attività di ricerca scientifica». Le liberalità erogate all’ente hanno pertanto diritto alla deducibilità fiscale. Nel 2011 la Fondazione è stata infine qualificata dall’Agenzia delle Entrate tra i soggetti potenzialmente destinatari della quota del 5 per mille dell’imposta sul reddito delle persone fisiche a valere sul 2010 (riproduzione riservata)