Il 70% degli assicurati è arrivato a pagare la tariffa più bassa prevista dal bonus malus. Le compagnie hanno tentato di frenare il fenomeno e ora l’Isvap vuole cambiare le regole replicando il modello francese. Ma non è facile 

di Anna Messia

 

Le carrozze di coda sono quasi deserte con tanti posti vuoti, mentre la prima classe è affollatissima e i passeggeri stanno in piedi, gomito a gomito. Non è il resoconto improbabile dell’ultimo viaggio in treno Roma-Milano ma è quello che sta avvenendo da un po’ di tempo a questa parte per le polizze Rc Auto.

La gran parte degli automobilisti, circa il 70%, è nella prima classe di merito, dove la polizza è molto più conveniente, e solo il 30% restante si colloca nelle fasce di prezzo più costose, che corrispondono a classi più elevate che arrivano fino alla diciottesima. Un bel vantaggio, se il punto di vista è quello dei clienti. Ma un problema se la questione viene analizzata con gli occhi delle compagnie di assicurazione, che in conseguenza della migrazione graduale dei clienti verso le classi migliori, anno dopo anno, incassano un montepremi complessivo sempre più risicato. Ma si tratta di un fenomeno fisiologico considerando che in Italia la frequenta dei sinistri sul totale degli assicurati è dell’8%. Tutti gli altri, anno dopo anno, si spostano verso l’alto, ovvero verso le carrozze di prima classe. E a sparigliare le carte sono state anche le leggi Bersani, che hanno consentito ai neopatentati di prendere a prestito la classe di merito degli altri membri della famiglia, evitando di iniziare la carriera di assicurati dalla poco gratificante quattordicesima classe. Un provvedimento utile per aiutare giovani che devono fare i conti con la disoccupazione e la crisi economica, ma che si è rivelato un duro colpo per le compagnie, che per difendere la redditività dell’Rc Auto (intaccata anche da altri aumenti dei costi) hanno iniziato ad aumentare le tariffe (salite del 7,5 9% nel 2010 del 5% anche quest’anno) oltre che a creare classi di merito parallele, per rallentare il più possibile la fuga verso la prima classe degli assicurati. Così, per fare un esempio, qualcuno ha pensato di sdoppiare la classe in a e b, mentre altri hanno creato nuove classificazioni più articolate. Espedienti che non sono sfuggiti all’occhio vigile dell’Isvap, l’autorità di controllo del settore, che dopo aver fatto un censimento del mercato ha deciso di chiamare tutti a raccolta per ristabilire un po’ di ordine, avviando un tavolo tecnico prossimo ormai alla conclusione. E il modello che ha deciso di prendere a riferimento è quello francese, che obbliga le imprese a comunicare in via preventiva agli assicurati quale sarà l’effetto dell’accadimento o meno dei sinistri, vietando le classi di merito parallele con sconti già predefiniti in partenza. In Francia, per esempio, si ottiene uno taglio del 5% rispetto al prezzo base dopo ogni anno senza sinistri e trascorsi 13 anni senza aver provocato incidenti il premio da corrispondere alla compagnia viene dimezzato. Mentre per gli automobilisti più pericolosi, che provocano un incidente l’anno, si può arrivare a triplicare l’esborso. E dopo tre anni senza incidenti si torna alla tariffa base. Un meccanismo semplice e trasparente che traslato in Italia, secondo l’autorità guidata da Giancarlo Giannini, renderebbe il mercato più chiaro, contribuendo a contenere i prezzi. Ma le compagnie di assicurazione non la pensano esattamente allo stesso modo. Anzi. Sono convinte che copiare i cugini d’Oltralpe potrebbe ingarbugliare una situazione già molto complicata, accentuando ulteriormente l’affollamento della prima classe. Secondo loro la soluzione migliore sarebbe invece quella di superare definitivamente il vecchio sistema del bonus-malus. Lasciando a ogni compagnia la libertà di decidere gli sconti e le penalizzazioni da applicare ai clienti in base al proprio curriculum di automobilisti, distinguendo magari tra incidenti a cose e a persone (da considerare più gravi). «Il bonus malus è soltanto un meccanismo di redistribuzione del fabbisogno tariffario complessivo delle compagnie», sostiene Vittorio Verdone, direttore Rc Auto dell’Ania. E sconti ulteriori per gli automobilisti più virtuosi potrebbero provocare penalizzazioni per i guidatori più rischiosi. «La trasposizione del modello francese aumenterebbe la trasparenza», aggiunge Massimo Arrighi, partner di AtKearney, «ma probabilmente non farebbe abbassare le tariffe. Per questo c’è bisogno di altre innovazioni, come per esempio tariffe che tengano conto dello stile di guida dell’assicurato». (riproduzione riservata)