Si riunisce oggi il cda di FonSai che deve deliberare in merito alle misure da apportare per rafforzare il capitale della società. L’eventuale aumento di capitale, però, potrebbe non essere l’unica soluzione che si profila all’orizzonte.

Secondo MF, infatti, Unicredit e Mediobanca mettono sul tavolo l’ipotesi di costituire un nuovo nocciolo duro, favorendo l’ingresso nel capitale di FonSai di un investitore finanziario e di un socio industriale, con modalità e tempi ancora da definire. Un tandem in grado di dare stabilità a Fondiaria-Sai, permettendo al management di completare il turnaround iniziato nei mesi scorsi.

Sull’identikit dei potenziali investitori non ci sarebbero per ora indicazioni, anche se nei giorni scorsi erano circolati i nomi del fondo Clessidra, che ha confermato di studiare il dossier, e di Unipol. In realtà, sulla necessità di varare un aumento di capitale, anche Goldman Sachs, l’advisor indipendente scelto per studiare le diverse opzioni sul tavolo, sarebbe arrivato alle medesime conclusioni di Mediobanca e Unicredit, indicando nell’aumento di capitale la strada maestra da imboccare per riportare il Solvency ratio sopra il 120% e mettere in sicurezza la compagnia. Se tuttavia il cda decidesse di bocciare l’aumento, il rischio di un commissariamento da parte dell’Isvap potrebbe non essere un’ipotesi remota.

È dunque più probabile che il cda si adegui alle richieste dell’autorità di vigilanza, spianando la strada a un nuovo aumento di capitale dopo quello da 800 milioni (450 per FonSai e 350 per Milano) concluso con successo la scorsa estate. Ipotesi avvalorata ieri anche dal Messaggero, che ha spiegato che società si sta avviando verso un rafforzamento patrimoniale fino a un massimo di 750 milioni di euro. Sull’ammontare esatto e soprattutto sulle modalità dell’operazione ci sono ancora molti tasselli da sistemare. L’Isvap chiederebbe la ricapitalizzazione e soprattutto tempi stringenti.

Ma tra i punti ancora da definire ci sarebbe l’assenso della famiglia Ligresti, azionista di riferimento di Premafin che ha il 35% di FonSai. «A quanto pare», sempre secondo la fonte, «la famiglia Ligresti potrebbe avere problemi nel sottoscrivere l’aumento pro quota», ma «fuori c’è la fila per sottoscrivere l’operazione». Sui nomi dei possibili nuovi partner di FonSai, la fonte non si è sbilanciata, lasciando tuttavia intuire che la famiglia Ligresti non avrà carta bianca nel scegliere chi accogliere nella compagine azionaria.