di Roberta Castellarin

 

Dal primo gennaio 2012 parte la minipatrimoniale varata a dicembre dal governo Montiche ha esteso l’imposta di bollo a tutti gli strumenti finanziari, indipendentemente dal collegamento o meno al deposito titoli.

Al riparo dalla tagliola fiscale sono rimasti solo i fondi pensione e i fondi sanitari. Per avere un’idea delle cifre in campo basti sapere che la ricchezza sottoposta a questi nuovi balzelli è di circa 1.900 miliardi di euro, una cifra pari all’attuale debito pubblico. E non bisogna dimenticare che proprio dal primo gennaio scatterà anche la nuova aliquota unica su proventi finanziari, che riguarda cedole, dividendi e capital gain. Escludendo titoli di Stato, fondi pensione e piani di risparmio a lungo termine, che resteranno con la vecchia aliquota al 12,5%, i rendimenti di azioni, bond e fondi saranno tassati al 20%. L’unica notizia positiva è che anche il rendimento dei conti correnti e di deposito sarà tassato al 20% e non più al 27%. Per quanto riguarda il bollo si pagherà lo 0,1% nel 2012 e lo 0,15% dal 2013, con un tetto minimo di 34,2 euro e uno massimo di 1.200 euro (quest’ultimo vale solo nel 2012). Il controvalore degli strumenti finanziari su cui applicare il bollo si calcola al valore di mercato; in mancanza di questo si utilizza il valore nominale o quello di rimborso. Quindi con l’esclusione di fondi pensione e fondi sanitari, i nuovi bolli si applicheranno a tutti gli altri strumenti: azioni, obbligazioni, ma anche fondi, sicav, fondi immobiliari, polizze, almeno quelle a contenuto finanziario come le index e unit linked, gestioni patrimoniali e pronti contro termine e buoni fruttiferi postali (con una franchigia di 5 mila euro).

Non sono invece interessati dalla manovra Monti i conti di deposito e i conti correnti, che continuano a pagare l’imposta di bollo attuale. Per quanto riguarda i libretti di risparmio postale il prelievo sarà in cifra fissa, identico a quello dei conti correnti postali o bancari: 34,20 euro l’anno, legati all’invio appunto del rendiconto annuale. L’imposta di bollo si pagherà in base alla periodicità della comunicazione. Per esempio se l’estratto titoli è semestrale, si pagherà due volte, una a metà anno e una alla fine. Nel caso non sia prevista alcuna comunicazione, la si considererà comunque effettuata una volta nel corso dell’anno (presumibilmente si pagherà a dicembre) e per la base imponibile, se le circolari interpretative confermeranno i criteri attuali, sarà considerato il valore di mercato alla fine del periodo di riferimento. Se un risparmiatore ha investimenti su più banche, pagherà il bollo per ognuno di questi investimenti. A questo punto bisogna tenere d’occhio i limiti minimi e massimi. Se per esempio gli investimenti totali del 2012 risultassero inferiori a 34.200 euro converrebbe concentrarli su un unico intermediario. E sarebbe consigliabile lo stesso accorgimento per un investimento complessivo oltre un milione di euro nel 2012 per non pagare più del tetto di 1.200 euro. Questa accortezza non servirà più nel 2013, quando il tetto massimo all’imposta non è più previsto.

Per quanto riguarda la nuova aliquota unica sulle rendite finanziarie, i Bot people ne resteranno fuori, continuando a pagare il 12,5% anche se hanno diversificato su titoli governativi di altri Stati. Per i conti correnti e i conti di deposito ci sarà un risparmio, visto che l’imposta cala dal 27% al 20%. Inoltre gli interessi attivi su conti correnti e depositi rientreranno tra i redditi di capitale e l’imposta sarà applicata agli interessi esigibili a partire dal 2012 (criterio di cassa). Questo vuol dire che i prodotti bancari destinati al cash da gennaio avranno una marcia in più. Anche se dovranno comunque combattere con i Bot tassati al 12,5%. Mentre potrebbero perdere molto interesse per la clientela i pronti contro termine, la cui aliquota salirà dal 12,5 al 20%. Al contrario, le banche potrebbero riscoprire i certificati di deposito: per loro non solo la pressione fiscale scenderà dal 27 al 20% ma sono anche coperti dalla garanzia del fondo interbancario. Per fondi di liquidità ed Etf che investono in strumenti monetari l’aliquota sarà del 20%, ma con un meccanismo di compensazione: sarà esclusa dalla base imponibile una quota dei redditi riferibili ai titoli per i quali continuerà a trovare applicazione la minore aliquota del 12,5%. Questo stesso principio riguarderà anche Etf di liquidità, polizze e gestioni patrimoniali. Quindi le gestioni separate delle polizze Vita, il cui patrimonio è per la maggior parte investito in titoli di Stato, potranno godere di una compensazione fiscale. Lo stesso varrà per i fondi obbligazionari a medio lungo termine che hanno in portafoglio sia titoli governativi sia corporate. Ma proprio per i fondi è importante ricordare che da poco è cambiata la loro tassazione anche in materia di switch, ossia di passaggio tra comparti della stessa casa o della stessa sicav. Alla luce di una nuova interpretazione da parte dell’Agenzia delle entrate, le operazioni di conversione (switch) tra azioni di diversi comparti della medesima sicav sono assimilate, a fini fiscali, alle operazioni di rimborso. Per cui se fino a oggi tutte le operazioni di conversione tra diversi comparti della stessa sicav sono state assoggettate alla ritenuta del 12,5%, dall’inizio del 2012 scatterà la nuova tassazione del 20%. (riproduzione riservata)