Più Petr Kellner scende nel capitale di Generali e più salgono le probabilità che nel 2013 eserciti l’opzione di vendita di Ppf. Questa l’interpretazione che alcuni analisti danno di quel che sta accadendo nell’azionariato del gruppo assicurativo, dove ormai da giorni il consigliere e azionista del Leone sta rivedendo al ribasso la propria partecipazione, prendendo sempre più le distanze dal 2 per cento. È di ieri la notizia che nelle sedute del 15 e 16 dicembre Kellner ha ceduto sul mercato 2,16milioni di titoli, pari allo 0,139% del capitale, per un importo di 25,25 milioni di euro e a un prezzo medio di 11,199 euro. Da quando è sceso sotto la barriera rilevante del 2% di Generali, alla fine di novembre, le comunicazioni di internal dealing hanno segnalato da parte di Kellner vendite per un ulteriore 0,60 per cento. Secondo un analista che segue le assicurazioni e preferisce mantenere l’anonimato, le vendite di Kellner potrebbero in qualche modo anticipare uno scenario che vedere il gruppo triestino, sulla base dell’opzione concessa nel 2007, costretto a comprare dallo stesso consigliere e azionista il 49% non ancora detenuto nella joint venture Generali Ppf Holding. «Kellner potrebbe vendere perché ha bisogno di liquidità e per lo stesso motivo potrebbero aumentare le chance di un esercizio dell’opzione». Se effettivamente tale scenario dovesse concretizzarsi, per lo stesso analista difficilmente il Leone potrebbe sborsare meno di 3 miliardi. Che è poi anche il motivo per cui molti esperti di mercato stimano che se il gruppo di Trieste dovesse essere costretto a rilevare il 49% di Ppf dovrebbe cntemporaneament procedere a un aumento di capitale. «In caso contrario – osserva l’analista – potrebbe vendere la partecipazione a un terzo operatore, ma dato il momento di crisi lo sconto potrebbe essere molto forte». Un altro analista interpreta le vendite di Kellner come propedeutiche all’uscita dal business assicurativo, anche alla luce delle recenti difficoltà incontrate nell’Europa dell’Est. Una possibilità che, comunque, va sempre nella direzione di un esercizio della put da parte del finanziere ceco. Quel che è certo è che le continue cessioni di azioni da parte del finanziere, tra l’altro a prezzi inferiori rispetto a quelli di carico, non fanno che deprimere le quotazioni di Borsa: anche considerando il +2,16% di ieri, a Piazza Affari, il titolo del Leone viaggia a ridosso di quota 11 euro (11,35), ossia poco sopra rispetto ai minimi registrati ad agosto. Ca.Sco.