Fervono i lavori ai piani alti di Fondiaria-Sai. Obiettivo: mettere a punto in tempi stretti i dettagli del veicolo in cui confluiranno le partecipazioni strategiche del gruppo. L’amministratore delegato, Emanuele Erbetta, e il direttore generale, Piergiorgio Peluso, conterebbero di definire lo strumento già entro una settimana, così da portare l’operazione nel cda del 20 dicembre. In quest’ottica, stando a rumor, sarebbe stato presentato già ieri all’Isvap lo studio preliminare del progetto che prevede la nascita di una società ad hoc a cui conferire le quote di Fonsai in Mediobanca, Generali, Unicredit, Pirelli, Gemina e Rcs, in vista della loro cessione. Tuttavia, oltre all’Authority delle assicurazioni, sulla nascita della newco potrebbe avere qualcosa da dire anche l’Autorità garante della Concorrenze e del mercato. Il motivo è presto detto: nel caso in cui a entrare come socio di minoranza con il 35-40% del veicolo fosse Unicredit, eventualità che sarebbe stata prospettata nel corso del cda di Fonsai di tre giorni fa, andrebbe a cadere uno dei paletti posti dall’Antitrust nel 2007, in occasione del via libera condizionato accordato alla fusione tra Piazza Cordusio e Capitalia. L’Authority, come messo nero su bianco in un comunicato del 18 settembre 2007, aveva richiesto che la nuova banca cedesse «una quota del 9,39% della partecipazione in Mediobanca», aggiungendo che non avrebbe potuto «incrementare, né direttamente né indirettamente, la residua quota pari all’8,68%» (attualmente si tratta dell’8,66%, interamente apportato al patto). In questo modo, spiegava la nota dell’Antitrust, «viene meno il potere di veto di Unicredit all’interno dell’accordo di blocco di Mediobanca». Sembrerebbe dunque piuttosto difficile che l’Authority garante della Concorrenza e del Mercato lasciasse passare senza nulla obiettare un’operazione che vedrebbe il gruppo guidato da Federico Ghizzoni entrare con il 35-40% in una newco dove sarebbe custodito anche il 3,83% di Mediobanca in mano alla famiglia Ligresti. In questo modo, infatti, Unicredit aggiungerebbe un 1,5% alla partecipazione nell’istituto guidato da Alberto Nagel. Senza considerare, poi, che Piazza Cordusio è già azionista di Fonsai con il 7% circa. Numerose le ipotesi che circolano negli ambienti finanziari e che cercano di anticipare come Unicredit potrebbe aggirare l’ostacolo: c’è chi parla della possibilità di un congelamento dei diritti connessi a tale 1,5%, che andrebbe a configurarsi come una partecipazione finanziaria e non strategica, e chi non esclude che la banca milanese possa presentare all’Antitrust (che a ieri non sembrava essere stato ancora interpellato sull’operazione) una revisione degli impegni. A sbrogliare la matassa sarà Giovanni Pitruzzella, il nuovo presidente dell’Authority che nei giorni scorsi ha sostituito Antonio Catricalà, appena nominato sottosegretario alla presidenza del Consiglio. In ogni caso, sicuramente la situazione sarebbe meno complessa e problematica se a entrare nella newco come socio di minoranza accanto a Fonsai fosse Credit Suisse, ossia il secondo nome ipotizzato nel corso del recente cda della compagnia assicurativa. Sembra, poi, che possa esserci un terzo operatore bancario, oltre a Unicredit e alla banca elvetica, interessato a entrare nell’operazione. Il veicolo, sempre stando a indiscrezioni, dovrebbe avere un arco di vita di tre anni, prorogabili a quattrro, alla scadenza dei quali la compagnia della famiglia Ligresti potrebbe rilevare gli asset non liquidati attraverso un’opzione di acquisto (call). Non stupisce dunque che Fonsai possa già essere pronta, alla scadenza, a uscire da tutti i patti di sindacato di cui fa parte (Mediobanca, Pirelli, Gemina, Rcs). E così, mentre negli ultimi giorni hanno preso a circolare a indiscrezioni secondo cui anche Groupama (che pure a settembre è salita al 4,92% del patto apportando la parte della quota fuori dall’accordo) starebbe meditando l’uscita dal gruppo dei soci internazionali di Mediobanca, non si può non rilevare come sia cambiato tutto rispetto a un anno fa. Quando ancora Groupama sognava il matrimonio con la controllante di Fonsai, Premafin.